Ci sono altri 11 tifosi foggiani nei guai per i disordini avvenuti nel derby tra il Taranto e i dauni del 3 settembre 2023, giorno in cui fu incendiata la Curva Sud e per cui sono a processo altri due ultras rossoneri accusati di essere gli autori materiali del rogo che distrusse parte della Curva sud dello stadio “Erasmo Iacovone”. Nei giorni scorsi, infatti, il pubblico ministero Francesca Colaci ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti dei supporter coinvolti negli scontri della prima parte della gara.
Le accuse per 7 di loro, assistiti dall’avvocato Luigi Morbidelli, è di detenzione e lancio di materiale pericoloso: questi, secondo la procura, avevano introdotto bengala e petardi «di grosso potenziale» per poi lanciarli «sul terreno di gioco» o lasciandoli «accesi sulle gradinate». Fatti che avevano costretto a interrompere per alcuni minuti l’evento sportivo e messo in pericolo l’incolumità dei presenti alla partita. Non solo. A due di loro, assieme ad altri due ultras, viene contestato di aver coperto il proprio volto per impedire ai pubblici ufficiali di riconoscerli e identificarli. Di violenza e minaccia a pubblico ufficiale deve invece rispondere un 47enne difeso dall’avvocato Giuseppe Milli: secondo gli inquirenti, infatti, l’uomo si era armato di una mazza e si era «aggrappato alla grata» brandendo e provato a «colpire il personale di polizia» mentre tentava di riportare l’ordine. Disordini che hanno visto la partecipazione, secondo l’accusa, anche di un 28enne che arrampicandosi sulla grata aveva urlato frasi in dialetto foggiano insultando pesantemente le forze dell’ordine in servizio.
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