Sabato 06 Settembre 2025 | 17:50

Rissa tra detenuti leccesi e tarantini: in 10 rischiano di finire a processo

 
Alessandra Cannetiello

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Alessandra Cannetiello

Rissa tra detenuti leccesi e tarantini: in 10 rischiano di finire a processo

L’episodio risale al 2022: il pm ha chiesto il rinvio a giudizio

Sabato 28 Dicembre 2024, 09:27

TARANTO - Urla, schiamazzi e persino tavoli e sgabelli utilizzati come armi all’interno del carcere «Carmelo Magli» di Taranto, dai detenuti: sono 10 infatti le persone accusate di aver scatenato una rissa nel 2022 all’interno del penitenziario che oltre ad aver seminato il panico e provocato diverse lesioni al personale di polizia penitenziaria, ha finito per mandare al pronto soccorso quanti hanno avuto la peggio durante lo scontro.

A far esplodere la violenza il rifiuto di rientrare in cella di un nuovo arrivato che aveva chiesto di essere spostato ad altra sezione a un agente: è questo, infatti il pretesto che avrebbe scatenato la reazione di un 30enne leccese che gli si è poi scagliato contro con ferocia, provocandogli un’emorragia cerebrale con prognosi di 30 giorni.

La situazione è poi degenerata ulteriormente quando un 28enne compagno di cella del leccese si è unito a lui in quella aggressione. E quando un tarantino ha chiesto ai due uomini di smetterla di creare scompiglio, i due hanno reagito inferociti su di lui e hanno tentato di avventarsi contro un altro detenuto nel frattempo arrivato in suo soccorso. Un parapiglia che si è esteso poi ad altri presenti alla scena che ha infine determinato due schieramenti opposti: un fronte leccese e un altro tarantino che, come detto, armati di bastoni di legno ricavati da sgabelli e tavoli, se le sono date di santa ragione.

Il tutto sotto gli occhi atterriti del personale del carcere che, in minoranza numerica, ha provato in ogni modo a riportare la situazione alla calma soccorrendo le persone ferite e, al contempo, tentando di fermare gli scontri con estrema fatica e venendo a loro volta pestati: sono tre gli agenti presi a bastonate che hanno riportato lesioni guaribili dai 5 ai 15 giorni. Una situazione che poteva avere conseguenze ben peggiori se gli agenti non avessero chiuso la sezione e richiamato i rinforzi, in quel momento fuori servizio.

Una baraonda di quasi due ore immortalata dalle telecamere di videosorveglianza che ha permesso, una volta visionate le immagini, di fare chiarezza in quel caos: alla base della zuffa, per il pubblico ministero Salvatore Colella che ha coordinato le indagini e chiesto per tutti il rinvio a giudizio, oltre a contrasti personali pregressi anche la volontà di stabilire una sorta di supremazia all’interno della sezione carceraria. «Qui dentro dobbiamo mettere le cose a posto» avrebbe detto uno degli imputati una volta fermato, secondo la relazione di uno degli agenti intervenuti. Un episodio gravissimo a seguito del quale per 5 detenuti è scattato il trasferimento in altri istituti penitenziari.

Per tutti gli imputati, alcuni dei quali assistiti dagli avvocati Alessandro Cavallo e Davide Parlatano, l’accusa è ora di danneggiamento e rissa, mentre il 30enne deve rispondere non solo di lesioni personali gravi, ma anche per il reato di resistenza a pubblico ufficiale: è stato quest’ultimo, assieme ai suoi due compagni di cella, secondo la procura, ad armarsi di bastone e sferrare i colpi minacciando il personale se non si fosse fatto da parte.

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