TARANTO - «Avevo troppa paura, ma non volevo ucciderlo». È quanto ha sostenuto ieri in aula la 25enne georgiana accusata di tentato infanticidio dopo aver abbandonato il figlio subito dopo il parto vicino ai cassonetti di via Pisanelli, nel centro di Taranto, nell’agosto dello scorso anno. All’esito dell’udienza preliminare di ieri, il gup Giovanni Caroli ha infine ammesso la richiesta di rito alternativo avanzata dal difensore della donna.
Alcune settimane fa, infatti, l’imputata aveva scelto attraverso l’avvocato Francesco Zinzi, l’abbreviato condizionato al deposito di una perizia che la difesa ha prodotto subito dopo i fatti: un importante tassello difensivo per valutare la capacità di intendere e di volere dell’imputata al momento dei fatti a lei contestati.
La donna ha spiegato al giudice di essere uscita di casa dopo il parto e di aver provato a chiedere aiuto, ma senza trovare nessuno: «Non sapevo come fare e quindi l’ho posizionato accanto ai cassonetti. Ho lasciato il sacchetto aperto perché potesse respirare, non ho mai voluto che morisse. Ero terrorizzata per la condizione che vivevo nel mio Paese, ma anche di perdere il lavoro come badante dalla signora. Ero anche spaventata di essere denunciata se avessi abbandonata la persona che mi era stata affidata. Mi dispiace per quello che è accaduto. Io amo mi figlio Gabriele e non ho mai voluto che morisse».
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