«Processo da rifare». È la decisione con cui la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado che aveva condannato il conducente della Ford Focus di 59 anni ad 1 anno di reclusione con pena sospesa, oltre al ritiro della patente per 6 mesi e al risarcimento delle parti civili per l’omicidio stradale di Walter Litti, 19enne promessa del calcio che perse la vita nell’incidente del 24 maggio 2014, mentre si trovava alla guida del suo scooter. Una tragedia che per i giudici d’Appello si era verificata per la manovra non consentita dell’automobilista che aveva determinato una brusca frenata dopo la quale il 19enne era stato sbalzato dal motociclo.
La Suprema Corte ha dunque accolto le motivazioni del ricorso presentate dal legale dell’uomo, l’avvocato Cosimo Lardiello, che ha impugnato la decisione con cui era stata annullata l’assoluzione ottenuta dal suo assistito nel primo giudizio. Una vicenda giudiziaria che dura da un decennio e per cui i magistrati della Cassazione hanno deciso che dovrà celebrarsi, come detto, un nuovo processo.
Il difensore del 59enne, nel maggio scorso, aveva impugnato la decisione del tribunale di Taranto e nel farlo aveva definito «illegittimo» il giudizio, perché formatosi sul «convincimento privo di riscontri oggettivi, basato esclusivamente sull’esito del riascolto dei consulenti tecnici che comunque non hanno in alcun modo mutato gli esiti delle loro conclusioni né fornito dati diversi da quelli già in possesso del primo giudicante».
Per due volte la procura aveva chiesto l’archiviazione delle accuse, ma il gip aveva disposto nuove indagini e ne aveva ordinato l’imputazione coatta.
Il 19enne, calciatore in forza prima al Virtus Francavilla Fontana e poi al Leporano nel campionato di Eccellenza dopo anni nelle giovanili del Taranto, quel giorno era a bordo del suo scooter in via Ancona, nei pressi dello stadio «Iacovone» e si trovava nella stessa carreggiata della Ford: nella ricostruzione dell’accusa l’imputato aveva effettuato un’inversione a “U” e in seguito a questa manovra improvvisa Litti aveva frenato bruscamente finendo con il corpo sotto la macchina guidata dal 59enne. Un sinistro per cui i giudici di secondo grado avevano riconosciuto anche la corresponsabilità della vittima che, all’esito delle perizie, era risultata viaggiare a velocità non consentita. Ma che, per i magistrati che avevano condannato l’uomo, non si sarebbe mai potuto verificare se il guidatore non avesse effettuato quella manovra vietata.
Adesso, come detto, si avvierà un processo “bis”: ai giudici, il compito di stabilire ancora una volta come si siano svolti i fatti, quel tragico giorno del 2014.