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Morì dissanguato in officina a Grottaglie: due dirigenti a processo

 
Alessandra Cannetiello

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Alessandra Cannetiello

Morì dissanguato in officina a Grottaglie: due dirigenti a processo

La vittima utilizzava la smerigliatrice con una sola mano anzichè con due

Giovedì 24 Ottobre 2024, 09:19

GROTTAGLIE - Comincerà a febbraio il processo che vede imputati Pierpaolo De Leonardis, amministratore unico della «Gse Spa», Francesco Fornaro direttore dello stabilimento di Grottaglie e la stessa azienda, coinvolti nell’inchiesta per la morte di Guido Gaetano Prudenzano, 53enne originario di Sava che il 5 agosto del 2022 morì in seguito ad una emorragia dopo che un flex scivolò dalla sua mano e finì sulla gamba recidendo fatalmente l’arteria femorale, mentre era a lavoro nel capannone della zona industriale di Taranto.

L’accusa per i due dirigenti, assistiti dagli avvocati Nicola Ciaccia e Fabrizio Lamanna, è di cooperazione in omicidio colposo, mentre alla «Gse», assistita dall’avvocato Luigi Palmieri, la procura contesta l’illecito civile colposo in violazione delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro per il reato di omicidio.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, coordinati dal pm Francesco Ciardo, quel giorno Prudenzano era al lavoro sulla smerigliatura di piastre e «aveva operato in condizioni di assoluta insicurezza» tenendo lo strumento con una sola mano, anziché entrambe come previsto invece dal regolamento aziendale, e nell’altra delle placchette di metallo che invece dovevano essere fermate al banco di lavoro da un dispositivo di bloccaggio. Secondo il pm, infatti, l’incidente si era verificato perché il 53enne, proprio per tenere ferme quelle piastre, non aveva tenuto saldamente la smerigliatrice con due mani per «evitare o quantomeno limitare contraccolpi, rimbalzi e reazioni dell’utensile» e aveva finito per perdere il controllo dello strumento di lavoro. Un incidente che, secondo il pm, si era verificato per «negligenza, imprudenza e imperizia» dei due dirigenti: in particolare a Fornaro l’accusa contesta l’omessa vigilanza per non essersi notato che l’operaio stava usando l’attrezzo con quella modalità contravvenendo alle disposizioni aziendali.

La vittima era stata immediatamente soccorsa dai colleghi e subito dopo dal personale sanitario del 118, che aveva tentato di bloccare con dei lacci la copiosa perdita di sangue: una corsa contro il tempo che, però, non bastò a salvare la vita all’uomo che, infatti, morì durante la corsa disperata in ospedale.

Il prossimo anno, come detto, gli imputati dovranno comparire dinanzi al giudice Loredana Galasso a cui spetterà il compito di stabilire se ci siano state eventuali responsabilità nell’incidente che portò al decesso dell’operaio. Nel frattempo, i familiari della vittima hanno deciso di costituirsi parte civile attraverso l’avvocata Maria Antonietta D’Elia.

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