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Operaio ex Ilva morto per l’amianto, dopo 12 anni dal decesso arriva il risarcimento per la vedova

 
Redazione online

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Deandri: «A Taranto, in questo caso, la giustizia - conclude Deandri - ha fatto rapidamente il suo corso»

Mercoledì 23 Ottobre 2024, 19:18

TARANTO -  La giudice del Lavoro del tribunale di Taranto Giulia Viesti ha riconosciuto il diritto a percepire la rendita ai superstiti e l’assegno funerario alla vedova di un ex dipendente Ilva morto nel dicembre 2007 per carcinoma polmonare da esposizione ad amianto. Lo riferisce Emidio Deandri, presidente nazionale dell’Anmil, aggiungendo che "il lavoratore aveva svolto la prestazione lavorativa in favore dell’Ilva sino al 29 febbraio del 1992 con qualifica di operaio e mansioni di gruista e carropontista nell’area convertitori e presso il reparto Acciaieria 1».

Secondo Deandri «la particolarità del caso risiede nel fatto che la vedova, assistita dall’Anmil Taranto a cui si è rivolta, in particolare dai legali Maria Luigia Tritto e Aldo Tarricone, ha richiesto presso la competente sede Inail il pagamento delle prestazioni, riconosciute per legge in favore dei congiunti dei lavoratori morti per infortunio o malattia professionale, solo nel 2019, a distanza di ben 12 anni dal decesso del marito».

La giudice Viesti, «superando l’eccezione di prescrizione proposta dall’Inail - osserva ancora Deandri - ha ribadito quello che ormai è un costante orientamento della Corte di Cassazione: il termine iniziale ai fini del decorso della prescrizione, non è la mera manifestazione della malattia professionale, ma il momento in cui l’esistenza della malattia ed i suoi caratteri di professionalità ed indennizzabilità siano conoscibili dal soggetto interessato». Il presidente dell’Anmil rileva che «il percorso giudiziario ha presentato non poche difficoltà. Basti pensare che una prima relazione medica aveva escluso che il lavoratore fosse deceduto per malattia professionale, ma invece poiché ex fumatore. Solo a seguito del rinnovo delle indagini peritali, infatti, si è giunti ad un risultato favorevole alla vedova, riconoscendo il nesso tra la malattia professionale che ha portato al decesso e la sua attività lavorativa». "A Taranto, in questo caso, la giustizia - conclude Deandri - ha fatto rapidamente il suo corso garantendo il diritto di una 'vedova dell’amiantò a percepire la rendita ai superstiti dopo 5 anni dalla sua richiesta». 

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