TARANTO - «Lorenzo Zaratta fu esposto non solo a polveri sottili ma anche a cancerogeni come benzoapirene e diossine». È quanto ha affermato in aula la pediatra Annamaria Moschetti nel processo sulla morte di Lollo, il bimbo di soli 5 anni, ucciso il 30 luglio 2014 da un «astrocitoma» e diventato simbolo della lotta all’inquinamento a Taranto. Consulente della famiglia e ascoltata in aula come testimone dell’accusa Moschetti ha ripercorso parte del suo studio evidenziando i dati prodotti da Arpa Puglia: in particolare il trimestre tra novembre 2008 e gennaio 2009 durante la gravidanza della mamma, Roberta Schinaia, che lavorava in un ufficio del quartiere Tamburi, a ridosso dell’acciaieria Ilva. Per la pediatra gli agenti inquinanti emessi dell’industria sono stati respirati dalla donna e trasferiti al feto provocando la malattia di «Lollo»...
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