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Taranto, così Asset voleva fare un museo dell’ex portaerei «Garibaldi» nel 2019

 
Maristella Massari

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Maristella Massari

Taranto, così Asset voleva fare un museo dell’ex portaerei «Garibaldi» nel 2019

Parla uno dei tecnici che coordinò il progetto dell’agenzia regionale destinato al Mar Piccolo

Mercoledì 28 Agosto 2024, 12:40

TARANTO - Una proposta progettuale del 2019 scaturita dal Piano Strategico per il rilancio di Taranto ed inserita nel quadro degli interventi finanziati dal CIS e dalla Regione Puglia.

Nel progetto di riqualificazione dell’ex banchina torpediniere era compreso il riuso della nave Garibaldi, una ipotesi suggestiva capace, nelle intenzioni dei tecnici di Asset, di porsi come volano per il turismo di mare e ottima alternativa alla monocultura dell'acciaio. Quindi la Puglia, già nel 2019, aveva acceso i fari sul possibile riuso dell’ex portaerei dopo il suo disarmo, come struttura ricettiva collegata al centro nautico per i Giochi del mediterraneo ma anche come museo navale galleggiante. La nave sarebbe stata la punta di diamante di un progetto complesso e articolato di recupero della ex Stazione Torpediniere nel cuore del Mar Piccolo e della città. Il progetto, che fu presentato alla Marina e alle istituzioni cittadine, portava la firma di Asset, l’Agenzia regionale strategica per lo sviluppo ecosostenibile del territorio. Il soggetto proponente era l’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio. Il progetto di fattibilità tecnica ed economica prevedeva la realizzazione di un porto turistico, di un centro nautico e di un parco del Mediterraneo di storia e cultura del mare. Il cuore del parco era la nave Garibaldi. Ne abbiamo parlato con l’ingegner Michele Luisi che di quel progetto era coordinatore insieme con il collega Maurizio Difronzo e gli architetti Luca Sallustio, Lorenzo Pietropalolo, Valentina Spataro, Rene’ Soleti e Francesca Razzato.

«È un progetto, fortemente sollecitato dal direttore Elio Sannicandro, in cui abbiamo creduto molto - spiega Luisi alla «Gazzetta» -. Presentammo la proposta sia all’ammiraglio dell’epoca, che era Salvatore Vitiello, sia al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci e all’avvocato Prete presidente dell’autorità portuale. Per quanto riguarda l’uso della nave il processo si fermò per la mancanza di risposte certe da parte della Marina. Mentre il progetto di recupero dell’ex banchina è andato avanti con l’approvazione del piano di fattibilità e poi lo stralcio riguardante il centro nautico per i Giochi. Per il museo si attendevano le risorse del cosiddetto acquario green da parte del CIS. Asset aveva le idee molto chiare sull’idea progettuale che, viste le dimensioni avrebbe richiesto uno sforzo economico non indifferente. Sulla sostenibilità economica avevamo un parametro di riferimento che è quello del museo navale sull’Intrepid a New York che, all’epoca quindi negli anni fine anni ‘70 inizio anni ‘80, tra costo iniziale e spese aggiuntive si aggirò intorno ai circa 120 milioni di dollari. Ma stiamo parlando di una portaerei di una stazza decisamente superiore a quella del Garibaldi. Era ed è affascinante pensare di poter convertire una nave che aveva lo scopo della difesa, un colosso come il Garibaldi in qualcosa di nuovo che offre dei servizi culturali e che si legherebbe a Taranto diventando un attrattore importante. Ad oggi, inoltre, rispetto al 2019, la tecnologia potrebbe contribuire a trasformare l’esperienza del museo navale in un viaggio virtuale immersivo, con degli spazi espositivi, aree e spazi per eventi lasciando sempre la chiave di lettura portante di questa operazione, ovvero il Mar Mediterraneo, la storia di Taranto. Dopo il 2019 della nave non se n’è più parlato, ma resta tuttora valido. Servirebbe solo passare a un livello più approfondito per poter quantificare i costi e quindi richiedere un finanziamento che non sia sottodimensionato, ma sia in misura congrua a quello che Taranto vuole realizzare».

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