Sabato 06 Settembre 2025 | 14:28

Taranto, colpì il figliastro con un coltello a serramanico. Il gip: l'80enne resti in cella

 
ALESSANDRA CANNETIELLO

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ALESSANDRA CANNETIELLO

Taranto, con un coltello a serramanico colpì il figliastro: per il gip l'80enne resta in cella

L’anziano ha sostenuto che la vittima gli avrebbe chiesto somme di denaro. Ma il giudice: la tesi della legittima difesa non regge

Lunedì 26 Agosto 2024, 21:18

27 Agosto 2024, 19:07

Resta in carcere il tarantino 80enne che il 23 agosto scorso aveva colpito con un coltello a serramanico il figlio 52enne della sua compagna, ferendolo gravemente a pochi centimetri dal cuore.

Il gip Giovanni Caroli, infatti, al termine dell’interrogatorio di convalida ha confermato la detenzione in cella per l’uomo spiegando che non era la prima volta che l’80enne aggrediva la vittima al punto da evidenziare una «implacabile conflittualità antica ed attuale tra indagato e vittima» che rendono «indispensabile» la custodia cautelare per l’indagato.

Nella sua ordinanza, infatti, il magistrato ha scritto chiaramente che il patrigno ha «in concreto posto a repentaglio la vita della vittima compromettendo la funzionalità di organi vitali quali polmone e cuore», non portando a termine «il disegno omicidiario per cause esterne alla sua volontà». L’80enne, insomma, voleva uccidere.

L’uomo, assistito dall’avvocato Salvatore Di Fonzo, ora accusato di tentato omicidio, ha deciso di rispondere alle domande del magistrato e nella sua versione dei fatti ha raccontato che il figliastro avrebbe avanzato, per l’ennesima volta, una richiesta di denaro mentre consumavano il pranzo in cucina, intorno alle 15.30 di quel pomeriggio di venerdì. Al rifiuto di dargli i soldi, sarebbe nato un diverbio acceso e il 52enne lo avrebbe bloccato dalla gola e colpito in testa con una padella. È solo a quel punto che avrebbe preso il coltello che si trovava sul tavolo e sferrato un colpo al fianco sinistro della vittima.

Secondo il giudice, tuttavia, la strada della legittima difesa è smentita dalle dichiarazioni che la convivente, madre della vittima, ha reso ai poliziotti: a lei infatti l’80enne avrebbe chiaramente detto «Adesso che torna tuo figlio lo devo accoltellare». Una sorta di anticipazione di quanto sarebbe avvenuto, che per gli inquirenti era premeditata e non frutto di una reazione improvvisa. Non solo. La donna e i il figlio hanno spiegato che in realtà tutto è partito da alcune provviste di cibo che quest’ultimo aveva cercato di separare da quelle del patrigno.

L’arma, un coltello a serramanico con una lama di 7 centimetri, si trovava ancora sul frigo della cucina, sporca di sangue, quando i falchi della squadra Mobile di Taranto hanno fatto irruzione nell’abitazione, per arrestarlo. La vittima, che non è in pericolo di vita, era stata trasportata in codice rosso e sottoposta a intervento chirurgico: resta ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Santissima Annunziata, con un pneumotorace e un versamento pleurico.

Un dramma familiare che ha radici profonde e che già nel 2010 aveva raggiunto un epilogo identico e per cui l’anziano aveva poi rimediato una pena a 5 anni. Anche in quel caso rischiando di finire a un passo dall’irreparabile e, anche quella volta, con una pugnalata al petto che per pochi centimetri non ha raggiunto il cuore.

Una convivenza, quella tra i due, che sarebbe diventata ogni giorno sempre più difficile e che avrebbe fatto nascere, spesso, delle accese discussioni in famiglia e crescere l’ostilità. Una tensione mai sanata e che per due volte, come detto, ha rischiato di finire ancora più tragicamente.

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