STATTE - Il sindaco di Statte Francesco Andrioli, arrestato l’altro ieri dalla guardia di finanza di Taranto con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso nell’ambito di una inchiesta della Dda di Lecce, è comparso dinanzi al gip Angelo Zizzari per l’interrogatorio di garanzia ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il suo legale difensore, Nicola Marseglia, ha preannunciato che Andrioli chiederà di essere interrogato nei prossimi giorni dal pm Milto Stefano De Nozza dopo aver preso visione di tutti gli atti dell’indagine, sfociata lunedì scorso nell’esecuzione di 29 ordinanze di custodia cautelare (26 in carcere e tre ai domiciliari). Le accuse spaziano dall’associazione di stampo mafioso al voto di scambio, dall’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alle estorsioni, alla detenzione di armi, al trasferimento fraudolento di valori, agli attentati, ai furti, alle lesioni personali.
Al centro dell’inchiesta, che coinvolge complessivamente 60 persone, c'è il presunto sodalizio criminoso capeggiato dal 49enne Davide Sudoso, che aveva preso in mano la gestione delle attività dopo la condanna dei presunti capiclan Cosimo Bello e Carlo Mastrochicco.
Di mafia risponde pure Giulio Modeo, figlio di Antonio, detto il Messicano, che, negli anni della guerra di mala a Taranto (tra la seconda metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta), si contrapponeva al gruppo guidato dai fratellastri Riccardo, Gianfranco e Claudio Modeo. Oltre ad Andrioli sono accusati di scambio elettorale politico mafioso anche due assessori, Marianna Simeone (che oggi ha risposto alle domande del gip) e Ivan Orlando (che si è avvalso della facoltà di non rispondere). I tre politici avrebbero accettato la promessa di Davide Sudoso di procurare i voti (in occasione delle amministrative dell’ottobre 2021) in cambio di denaro, assunzioni, favori al clan, buoni pasto, buoni carburante e persino biglietti per le giostre.
PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI DA AMIU
Il consiglio di amministrazione di Kyma Ambiente-Amiu, società partecipata per l’igiene urbana del Comune di Taranto, ha deliberato di avviare il procedimento disciplinare «come statuito dai Contratti Collettivi di riferimento» e «riservandosi ulteriori determinazioni» a carico dei tre dipendenti coinvolti nell’inchiesta della Dda di Lecce sul presunto clan di Statte che sarebbe capeggiato da Davide Sudoso, sfociata lunedì scorso nell’esecuzione di 29 ordinanze di custodia cautelare.
Nel filone dell’indagine che riguarda le elezioni amministrative dell’ottobre 2021 a Statte e che ha portato all’arresto del sindaco Francesco Andrioli e degli assessori Marianna Simeone e Ivan Orlando per scambio elettorale politico mafioso aggravato, è coinvolto il dirigente amministrativo di Kyma Ambiente Rocco Lucio Scalera, il quale - secondo l’accusa - avrebbe avuto il compito, per il tramite di un dipendente della società partecipata, non solo di raccogliere voti ma anche di gestire i rapporti e le comunicazioni fra Andrioli e il pregiudicato Giulio Modeo.
«Nel confermare - è detto nella nota di Kyma Ambiente - piena fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, il Consiglio di Amministrazione si augura che i dipendenti coinvolti possano al più presto chiarire la propria posizione».