Erano accusati di estorsione aggravata Martino e Ivan Spezio, rispettivamente zio e nipote di 60 e 35 anni, ma a distanza di quasi otto anni dai fatti i giudici hanno stabilito la loro innocenza accogliendo la tesi dei difensori, gli avvocati Fausto Soggia, Fabrizio Lamanna e Gaetano Cimaglia. L’indagine, ribattezzata «Pinturicchio» è stata condotta dai carabinieri dopo il ritrovamento dell'ordigno esplosivo all'interno di una azienda agricola della Valle d’Itria: le attività investigative dei militari dell’Arma avevano portato all’identificazione di una serie di sospettati.
Per i due Spezio l’accusa era di estorsione aggravata perchè «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante violenza e minaccia, costringevano i due imprenditori a versare loro, in più occasioni, somme di denaro per un importo complessivo tra i 6mila e i 7mila euro». Nel corso del lungo dibattimento, però, gli avvocati Soggia, Lamanna e Cimaglia sono riusciti a dimostrare l’estraneità dei loro assistiti ottenendo una assoluzione con formula piena.