«Mi ha veramente impressionata il momento in cui la Corte è entrata nell’aula. Una cosa molto istituzionale, molto forte come immagine. Sono entrati 15 giudici di 15 Paesi diversi, camminavano lentamente per dare solennità a quel momento. Ho pensato che i bambini di Taranto meritavano che 15 giudici si scomodassero dai loro Paesi e venissero qui in Lussemburgo come abbiamo fatto noi, con tutto il cuore. Dopodiché siamo cautamente ottimisti su quella che potrà essere la decisione della Corte».
Così Cinzia Zaninelli, presidente dell’associazione Genitori Tarantini, che ha promosso l’azione inibitoria collettiva contro l’ex Ilva al Tribunale delle Imprese di Milano sfociata poi nel procedimento al cospetto della Corte di Giustizia europea. I giudici milanesi hanno sospeso la causa, nel settembre 2022, in attesa di risposte dai colleghi della Corte del Lussemburgo su tre quesiti concernenti l'interpretazione della normativa europea. Riguardano il «ruolo della Valutazione di Danno Sanitario nel procedimento di rilascio e riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia)», il «set delle sostanze nocive che devono essere considerate ai fini del rilascio e riesame» dell'Aia e in più i «tempi di adeguamento delle attività industriali svolte alle prescrizioni».
I ricorrenti chiedono in prima istanza la «cessazione delle attività dell'area a caldo» dell'ex Ilva. L'azione inibitoria collettiva è stata promossa da 10 cittadini aderenti all'associazione Genitori Tarantini e da un bambino affetto da una rara mutazione genetica. La class action è stata firmata successivamente da 136 persone. Nell’udienza di martedì scorso sono intervenuti i legali dell'associazione Genitori Tarantini, Ascanio Amenduni e Maurizio Rizzo Striano, l'avvocato Filippo Colapinto del Gruppo di Intervento Giuridico, i legali della Regione Puglia, l'avvocato della Commissione europea, l'avvocato generale dello Stato e i legali di Acciaierie d'Italia e Ilva in amministrazione straordinaria. Presente in aula l’eurodeputata Rosa D’Amato (Verdi europei). L'udienza è stata aggiornata al 14 dicembre, quando si conosceranno le conclusioni dell'avvocato generale della Corte di Giustizia Europea.
«Sarà molto importante - ha commentato l'avvocato Rizzo Striano - quello che dirà. Dopodichè i tempi prevedono altre 3-4 mesi per avere la sentenza. Qui ogni parte ha mantenuto le proprie posizioni, soprattutto la Commissione europea ha ribadito di essere completamente d'accordo con quanto sostenuto da tribunale di Milano». «Parafrasando un noto motto - ha sottolineato l’avv. Ascanio Amenduni - sembra che qualcuno dica che il sacrificio a Taranto deve continuare, secondo noi invece oggi può essere giunto al capolinea».