TARANTO - È di 3 anni e 8 mesi di reclusione la richiesta di condanna formulata dal sostituto procuratore della Repubblica Francesca Colaci nei confronti di due uomini accusati di aver organizzato un ricatto a sfondo sessuale contro un giovane commerciante della provincia di Taranto.
Quest'ultimo, minacciato, vessato e perseguitato per settimane dai suoi tre aguzzini, alla fine ha trovato il coraggio di affidarsi nelle mani dei Carabinieri che, raccolta la sua denuncia, hanno avviato le indagini tirandolo fuori da un incubo che non gli permetteva più di vivere una esistenza serena.
I Carabinieri in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, a novembre dello scorso anno hanno arrestato e posto ai domiciliari i tre 30enni di un piccolo comune del versante occidentale della provincia di Taranto, ritenuti responsabili, in concorso, di estorsione, atti persecutori ed illecita diffusione di immagini a contenuti sessualmente espliciti, a danno di un commerciante.
Dalle indagini è emerso che la vittima, per quasi un anno avrebbe subito le condotte delittuose da parte dei tre uomini.
L’attività investigativa è iniziata pochi giorni prima dell'arresto, quando l’imprenditore, ormai stanco delle continue vessazioni, si è rivolto ai militari spiegando di essere esasperato e intimorito: troppe in un anno le minacce, le molestie e i ricatti da parte dei tre uomini che lo avrebbero anche obbligato a consegnare loro della merce di valore.
Il commerciante non poteva rifiutarsi. La vittima era stato infatti costretto a sottrarre dal proprio negozio il materiale e a consegnarlo ai tre malfattori nella speranza di guadagnare il loro silenzio e salvare la sua reputazione.
Le indagini hanno avuto un rapidissimo sviluppo, permettendo, già il 14 novembre 2022, di arrestare in flagranza di reato uno dei tre uomini, bloccato dai militari proprio all’interno del negozio della vittima e, pochi giorni dopo, di identificare gli altri due soggetti che, in concorso con quello arrestato, avrebbero commesso i reati ipotizzati.
I tre avrebbero anche estorto alla vittima la password del suo profilo “facebook” inviando da questo messaggi che hanno compromesso la sua reputazione. E così quando la situazione si è fatta pesante e insostenibile, la vittima si è rivolta ai carabinieri dando il via alle indagini. L’autorità giudiziaria di Taranto, alla luce degli elementi raccolti dagli investigatori dell’Arma, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti delle tre persone che, fatta salva la presunzione di innocenza, sono state sottoposte agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.
Dopo la chiusura delle indagini il pm Colaci ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato: uno dei tre imputati ha scelto di patteggiare la pena, mentre per gli altri due gli avvocati Lorenzo Bullo, Nicola Marseglia e Alessandro Scapati, hanno optato per il rito abbreviato. Dinanzi al giudice Alessandra Romano che sta celebrando il processo, dopo l'accusa, sono stati proprio i difensori a prendere la parola e a chiedere l'assoluzione dei due. Per la difesa non ci sono infatti elementi sufficienti per condannare i loro assistiti: in alternativa, gli avvocati, hanno chiesto di derubricare le accuse in minacce e di infliggere il minimo della pena.
Il giudice Romano ha poi fissato un'ultima udienza nei prossimi giorni per le eventuali repliche delle parti ed emettere la sentenza di primo grado.