Sabato 06 Settembre 2025 | 12:08

Taranto, colleghe filmate in bagno: a processo l’ex direttore

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

L'amore "fuorisede" nato in Posta suggellato da un pacco giallo

Sette le donne finite a loro insaputa nell’obiettivo della telecamera

Giovedì 21 Settembre 2023, 13:14

13:15

TARANTO - Sono nove le donne filmate a loro insaputa dall'ex direttore dell'Ufficio Postale di Taranto finito ai domiciliari il 28 giugno scorso al termine delle indagini condotte della Guardia di finanza e coordinate dal pubblico ministero Mariano Buccoliero. È stato proprio il magistrato inquirente a chiedere e ottenere dal giudice Francesco Maccagno il giudizio immediato nei confronti dell'uomo accusato di interferenza illecita nella vita privata: il nuovo passo della procura consente sostanzialmente di avviare direttamente il processo nei confronti dell'imputato saltando la fesa dell'udienza preliminare.

Il suo difensore, l'avvocato Luigi Semeraro, potrà tuttavia valutare con il suo cliente di chiedere il rito abbreviato che, in caso di un'eventuale condanna, potrebbe ottenere lo sconto di un terzo della pena. Dalle ultime carte, intanto, emerge che le donne finite sotto l'obiettivo della telecamera che l'ex direttore aveva piazzato in uno dei bagni della filiale che amministrava, sono complessivamente nove: tutte avranno l'opportunità di costituirsi parte civile nel processo che prenderà il via il prossimo 4 dicembre.

Lo scorso 5 settembre, nelle motivazioni dell'ordinanza con cui avevano confermato gli arresti domiciliari, il Tribunale del Riesame aveva spiegato che l’ex direttore delle Poste se fosse tornato in libertà avrebbe potuto inquinare le prove e continuare a carpire immagini e filmati di donne. In quelle 44 pagine del documento, il collegio di magistrati, presieduto dal giudice Patrizia Todisco e a latere Alessandro de Tomasi e Antonio Giannico, aveva infatti spiegato che «il pericolo di reiterazione di condotte del tipo di quelle considerate è chiaramente desumibile dalla personalità dell’indagato atteso che il numero elevato di videoriprese effettuate evidenzia una totale incapacità di autocontrollo in un soggetto alla costante ricerca di immagini video di donne in momenti di intimità che ha dato vita ad una vera e propria prassi consolidata e reiterata nel tempo».

Nella sua discussione, l’avvocato Semeraro, aveva provato a fornire una versione differente dei fatti spiegando che lo scopo del direttore non era affatto quello di carpire immagini «hot» delle donne, ma che dopo un poderoso calo lavorativo all’interno dell'Ufficio Postale, l’indagato avrebbe convocato le dipendenti per «spronarle», ma aveva avuto la sensazione che alcune di esse parlassero a sua insaputa contro di lui e così, preso dal timore che qualcuno alle sue spalle stesse «tramando» un piano per allontanarlo da quell'ufficio, aveva piazzato una telecamera per ascoltare i discorsi delle colleghe.

Una tesi che non ha affatto convinto il Tribunale che nelle motivazioni ha evidenziato come mai l’uomo ha deciso di captare delle immagini con una telecamera-spia nella toilette e non di utilizzare un semplice registratore audio. E soprattutto non è chiaro il perché l’ex direttore invece di «ricorrere agli strumenti a sua disposizione per far fronte al presunto scarso rendimento ha inteso ricorrere alla illecita captazione video», ma non è stato «in grado di riferire se la telecamera utilizzata per le registrazioni video sia effettivamente dotata di un microfono atto alla registrazione delle conversazioni». Insomma per i magistrati del Riesame, quell’azione era semplicemente il frutto della «incapacità di autocontrollo» dell’uomo che «non ha mostrato alcuno scrupolo nel procurarsi e detenere immagini relative a momenti della vita privata» delle colleghe, ma non solo. Gli inquirenti hanno infatti ritrovato anche video girati all’esterno dell’ambiente di lavoro che riprendevano le nudità di altre donne. E a questo si aggiungono anche dei fotogrammi scattati dall’indagato sotto una scrivania che raffigurano le gambe di una donna. Elementi che saranno terreno di scontro tra accusa e difesa nel processo.

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