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Taranto, minacce a coppia di anziani: nei guai avvocato e ufficiale giudiziario

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

tribunale di taranto

L’accusa è di tentata concussione. La vittima ha raccontato che il legale si era introdotto in casa sua per pignorare beni dopo una sentenza contro suo figlio

Venerdì 18 Agosto 2023, 12:45

TARANTO - Tentata concussione. È l’accusa mossa dal sostituto procuratore della Repubblica Remo Epifani nei confronti di un avvocato e di un ufficiale giudiziario della Corte d’appello coinvolti in un’inchiesta per aver minacciato una coppia di anziani di ipotecare la loro casa se non avessero provveduto al pagamento di una sentenza che vedeva condannato il figlio della donna, anche lui avvocato.

Stando a quanto si legge dagli atti dell’inchiesta, l’avvocato e l’ufficiale giudiziario avrebbero agito, secondo l’accusa, con lo scopo di costringere gli anziani a versare il denaro che il figlio dell’anziana era tenuto a pagare dopo una sentenza del tribunale ionico. Ai carabinieri la donna ha raccontato che i fatti risalivano al 2019 quando suo marito era ancora in vita e che i due indagati «volevano accedere in casa per pignorare beni mobili. Ricordo – ha specificato l’anziana - che mentre l'ufficiale giudiziario era quasi sempre in silenzio, l 'avvocato era molto determinato nell'eseguire il pignoramento poiché, a suo dire, aveva vinto una causa. Non ricordo di quale causa si trattava, ma di sicuro era coinvolto mio figlio in qualità della sua professione di avvocato».

La donna ha inoltre precisato che il marito «cercava in tutti i modi di non far entrare i due in casa, ma l’avvocato mentre eravamo in giardino a discutere, con uno scatto fulmineo, entro in casa senza alcuna autorizzazione». La denunciate ha chiarito di non aver subito «minacce particolari, ma l'avvocato ripeteva in continuazione che le cose sarebbero peggiorate con il pignoramento di tutta la casa qualora non avesse ricevuto l’importo di 6mila euro quale suo compenso». Secondo il suo racconto il suo defunto marito in quella circostanza avrebbe firmato un assegno di quell’importo al legale.

Per il pubblico ministero Epifani gli indagati «compivano – si legge nel capo d’accusa - atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere» gli anziani a pagare somme di denaro dovute dal figlio in favore di terze persone e del loro legale. Il magistrato inquirente ha specificato che il reato è stato caratterizzato dal fatto che i due indagati si sarebbero recati presso il domicilio della coppia e «nel minacciare che, in caso di mancato pagamento, sarebbe stato loro notificato "atto di ipoteca della casa" e vi sarebbe stato intervento della Forza pubblica» nonostante il debitore fosse il figlio della coppia e non i due anziani «soggetti del tutto estranei alla vicenda». Le indagini evidentemente hanno accertato che non ci fu nessun assegno firmato a favore dell’avvocato indagato poiché il magistrato ha aggiunto negli atti che quel giorno i due indagati non sarebbero riusciti nell'intento «per causa non imputabile alla loro volontà».

Nelle scorse settimane il pm Epifani ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: i due indagati e i loro difensori, gli avvocati Alessandro Scapati e Giorgia de Tomasi, avranno ora 20 giorni di tempo dal momento della notifica per chiedere di essere interrogati o presentare memorie fornendo la propria versione dei fatti. Poi toccherà al pm Epifani decidere se archiviare le accuse oppure chiedere il rinvio a giudizio.

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