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Taranto, corruzione e gare truccate alla Asl: in due rischiano il processo

Taranto, corruzione e gare truccate alla Asl: in due rischiano il processo

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Taranto, scandalo tangenti Asl: definitive 5 condanne

Per la procura l’ex funzionario avrebbe predisposto le gare per favorire alcuni imprese vicine all’imprenditore

Martedì 16 Maggio 2023, 12:49

12:50

TARANTO - Rischiano di finire a processo tre tarantini coinvolti nell’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta all’Asl di Taranto. Il pubblico ministero Maria Grazia Anastasia ha chiesto il rinvio a giudizio dei un ex funzionario dell’azienda sanitaria e di un imprenditore. Nei guai sono finiti il 41enne tarantino Rosario Ungaro, difeso dagli avvocati Raffaele Errico e Giuseppe Passarelli e titolare e socio secondo l’accusa di numerose aziende che orbitavano nell’indotto della sanità ionica come «Servimed», «Meditek», «Fornitre servizi generali», «Sanitech», «Servisan» e «Sc Incisioni», e poi il 66enne di Mottola Franco Mario Quero, ex funzionario dell’Asl assistito dall’avvocato Eligio Curci.

Quero è accusato di aver assunto «una posizione di stabile asservimento» nei confronti di Ungaro. In particolare il pubblico ministero Maria Grazia Anastasia ha contestato una serie di condotte rispetto ad alcune gare indette dall’Asl. Nella prima, per la fornitura di arredi e attrezzatura per il reparto di oncologia dell’ospedale di Castellaneta, l’ex funzionario avrebbe emanato una nota con cui comunicava alla società «Servimed srl», riconducibile a Ungaro, circostanze ed elementi che avrebbero consentito all’impresa di ricorrere al Tar contro l’aggiudicazione della gara a un’altra società e, grazie agli elementi forniti da Quero, vincere il ricorso e quindi aggiudicandosi l’appalto.

Il secondo caso riguarda la procedura di gara per l’affidamento della fornitura di letti elettrici per diverse strutture dell’azienda sanitaria locale: in quell’occasione, secondo l’accusa, Quero avrebbe scritto e inviato una nota a un’altra società con la quale le aziende di Ungaro avevano accordi commerciali che prevedevano l’assegnazione all’imprenditore tarantino del 13 per cento dell’ammontare della gara in caso di aggiudicazione. Anche in questo caso, l’impresa ha proposto e vinto il ricorso al Tar facendo leva proprio sui vizi individuati da Quero. Non solo. In questa occasione, secondo il magistrato, l’ex funzionario non aveva nemmeno il titolo per inviare quella mail: secondo l’accusa infatti in quel momento non solo non ricopriva più il ruolo di Responsabile Unico del Procedimento, ma era già stato trasferito ad altro incarico.

Eppure secondo la procura avrebbe comunque scritto quella nota su carta intestata dell’Asl, ma senza registrarla nel protocollo ufficiale. A questo gli inquirenti aggiungono anche che Quero, «comunicava costantemente a Ungaro notizie riservate circa l’iter delle varie gare in atto» anche consultando la piattaforma telematica in «violazione del dovere di riservatezza». Non solo. Tra le diverse accuse, il pm contesta al funzionario di aver predisposto gli estremi di alcune gare inserendo le caratteristiche dei beni richiesti in modo da favorire alcuni partner commerciali delle imprese riferibili a Ungaro.

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