TARANTO - «Continueremo a batterci affinché Taranto diventi una città vivibile, assolutamente non inquinata, per la salute nostra e dei nostri figli e per le generazioni future e per riportare Taranto a quello che dovrebbe essere il suo ruolo in Italia, un ruolo di sublime bellezza». Così Massimo Castellana, portavoce dell’associazione «Genitori Tarantini» che ieri ha promosso un sit-in davanti al Municipio, ovvero «la casa dei tarantini». «Noi - ha spiegato Castellana - abbiamo fatto varie richieste di incontro al sindaco e al presidente della Regione che pare non vogliano riceverci. Probabilmente non siamo nelle loro grazie, ma continuiamo per la nostra strada».
A Taranto, secondo l’attivista, è possibile «dare lavoro pulito a migliaia di cittadini che attualmente sono disoccupati. E reimpiegare anche gli operai che purtroppo devono sottostare a ricatti insopportabili perché una Repubblica democratica non si può reggere sui ricatti. Si regge sulla Costituzione. E la Costituzione non prevede ricatti. Oggi hanno parlato i cittadini di Taranto e lo hanno fatto davanti alla loro casa, alla casa dei cittadini, per cui è stato bello ascoltarli, è stato bello ascoltare le richieste per quanto riguarda il dissalatore rivolte al presidente Michele Emiliano e le richieste per quanto riguarda il sindaco di Taranto su questo accordo di programma, su questo andare “supinamente” dietro al ministro Urso con favole che parlano di idrogeno green per il quale ci vorranno 20 anni e 12 miliardi di investimenti, ci dicono tecnici».
Secondo Castellana «rimangono solamente proclami che mirano a far continuare la produzione a carbone, ad aumentarla, a raddoppiarla, e con un devastante impatto ancora una volta sulla città. Taranto è stata definita dall’Onu zona di sacrificio. Dovrebbe essere per una Repubblica democratica una vergogna che sul proprio territorio esista una zona di sacrificio. La continua assenza di uomini delle istituzioni con una ben chiara visione del benessere delle future generazioni è l'insopportabile prezzo che Taranto ha pagato e continua a pagare. Noi, non intendiamo più pagare».