TARANTO - «La vita, la salute, l’ambiente, non possono essere consegnati né svenduti. Il valore di ciascun uomo, e lo impariamo proprio a Pasqua, è il valore della stessa vita del figlio di Dio». Così l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, nell’omelia del precetto pasquale celebrato questa mattina all’interno dello stabilimento siderurgico ex Ilva, insieme con padre Nicola Preziuso, cappellano volontario di fabbrica. Presenti, tra gli altri, i dipendenti di Acciaierie d’Italia con i loro famigliari, il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè e l’ad Lucia Morselli.
L’arcivescovo Santoro ha rivolto un pensiero agli operai del siderurgico morti in incidenti sul lavoro, garantendo il suo «perpetuo impegno perché si coniughi pienamente e finalmente sicurezza e lavoro, salute e lavoro, senza alcun compromesso». «Non nascondo - ha aggiunto - che mi sarebbe piaciuto vedere risolte le emergenze più gravi, a partire da quella ambientale, il tempo nuovo indicatoci da papa Francesco nella Laudato sì, la strada dell’ecologia integrale, quella in cui lo sviluppo è tale solo se contempla la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini, sono le dimensioni dentro le quali dobbiamo muovere i nostri passi rinnovati».
Secondo Santoro, «non si può che procedere con sollecitudine nell’attuazione del programma delle bonifiche, fuori e dentro lo stabilimento; far sì che non una tonnellata in più di acciaio sia prodotta a scapito dei limiti delle emissioni anche solo potenzialmente nocive, salvaguardare la qualità del lavoro e proteggere il lavoro e i lavoratori, sono azioni ineludibili: ce lo chiede la nostra coscienza di cristiani. La sfida è quella di instaurare un rapporto nuovo tra il siderurgico e la città, questo richiede lo sforzo di tutti ma proporzionato al peso delle parti in gioco».