TARANTO - È stato richiamato in servizio il personale «no vax» dell’Asl di Taranto.
Una decisione che, nel braccio di ferro tra Regione Puglia e Governo, e quindi tra Michele Emiliano e Giorgia Meloni, porta a segnare un punto in favore della premier.
Nella comunicazione inviata dall’azienda sanitaria tarantina, visionata dalla Gazzetta, si legge infatti che il richiamo in servizio è disposto con riferimento all’articolo 7 del Decreto Legge 162, uno dei primi provvedimi varati proprio dall’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia subito dopo il giuramento di premier e ministri.
Il testo della missiva, inoltre, non solo dispone il reintegro «con decorrenza immediata», ma impone a una impiegata l’obbligo di indossare mascherina FFP2 «correttamente durante i rapporti con il pubblico e con i colleghi di lavoro».
Su questa vicenda in particolare, ieri mattina, era fissata una udienza dinanzi al tribunale del lavoro dopo il ricorso urgente presentato dall’avvocato Fabrizio Del Vecchio che assiste la donna: il giudice, visto il provvedimento dell’Asl, non si è espresso sul merito del reintegro, dato che la stessa Asl ormai aveva chiuso la vicenda, ma ha comunque condannato l’Asl a pagare all’impiegata le mensilità arretrare che le erano state bloccate in occasione della sospensione.
La stessa comunicazione, secondo quanto appreso dalla Gazzetta, sarebbe già stata inviata anche ad altri dipendenti dell’Asl sospesi per aver rifiutato le vaccinazioni oppure per non averle eseguite a causa di problematiche di salute. Ma diversi sono stati i «no vax» reintegrati dalla magistratura ionica. Come la donna, tecnico di laboratorio biomedico, sospesa dall’Asl ionica a ottobre 2021 e reintegrata a settembre scorso quando il tribunale del lavoro di Taranto ha accolto un’altra istanza formulata dall’avvocato Del Vecchio. Anche in quel caso il giudice aveva ordinato che l’ente pubblico provvedesse al pagamento di tutte le mensilità non versate nei dodici mesi. Nella sua sentenza, però, il magistrato aveva chiarito che, come previsto dalla legge, la donna doveva essere impiegarla in mansioni diverse, in modo da evitare comunque il rischio di diffusione del contagio.
Una decisione che sembra superata dal nuovo decreto del Governo. Almeno per ora.