TARANTO - Legambiente mette i puntini sulle i sulla questione dell'ex Ilva: «L'unica strada che può tenere concretamente insieme lavoro e salute è far discendere le scelte da una rigorosa Valutazione preventiva del danno sanitario che indichi con chiarezza se e quanto è possibile produrre con gli attuali impianti (e con i prossimi) senza rischi inaccettabili per la salute, senza che fare acciaio si traduca in nuovi morti, da aggiungere ai tanti che già ci sono stati».
Ed è per questo che ad avviso dell'associazione «l'onere della prova della compatibilità ambientale e sanitaria spetta all’azienda, non ai cittadini. Che di fede e pazienza ne hanno avuta e dimostrata sin troppa». Lo sottolinea Legambiente in merito alla questione ex Ilva. «Senza fornire questa prova- aggiunge l’associazione - promettere, in un futuro indefinito nel tempo, la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico appare l'ennesima promessa che chissà quando e se verrà mantenuta. E invece essa è una scelta indispensabile che va compiuta e messa in atto al più presto».
In questo quadro, osserva l’associazione, «la richiesta di dissequestro degli impianti avanzata dai commissari di Ilva in As appare da un lato un mero atto dovuto, dall’altro una "provocazione" che ci auguriamo venga respinta al mittente. Ne mancano del tutto, a nostro avviso, i presupposti, considerato innanzitutto che il Piano Ambientale previsto dall’Aia. non risulta ancora completamente attuato e che gli interventi ancora da effettuare non sono irrilevanti».
Legambiente ricorda «che, peraltro, è in corso un procedimento di riesame dell’Aia che, a nostro avviso, dovrebbe essere concluso al più presto. Allo stesso modo appare ugualmente "provocatoria", nei confronti di una città martoriata, la decisione del governo di togliere 150 milioni di euro dai fondi destinati alle bonifiche delle aree ex Ilva».