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Taranto, i riti della Settimana santa: il viaggio comincia dalla «Madre»

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Taranto, i riti della Settimana santa:  il viaggio comincia dalla «Madre»

Si ricomincia dopo due anni senza processioni. Il racconto della tradizione da oggi e fino alla domenica delle Palme

Mercoledì 30 Marzo 2022, 11:06

TARANTO - Due anni senza i riti. L'attesa più lunga dai tempi della Seconda guerra mondiale, quando l’assenza delle processioni della Settimana Santa a Taranto era durata ben quattro anni. Due anni che in realtà diventano tre per coloro che già dalla Domenica di Pasqua iniziano il conto alla rovescia fino al Giovedì Santo successivo. Dal 21 aprile 2019, giorno della Resurrezione, confratelli, consorelle e amanti della tradizione avevano iniziato a smarcare i giorni per ritrovarsi, quasi un anno dopo, con la più amara delle sorprese: l’emergenza dovuta al Covid-19 ha bloccato anche i riti. E i bambini, nati da quel giorno in poi, non hanno ancora mai visto dal vivo i «perdune», quelle anime incappucciate e scalze che si muovono al ritmo lento e dondolante delle «nazzicate». Ed è anche per loro che la Gazzetta ha deciso di intraprendere un viaggio alla riscoperta dei riti tarantini. Un percorso quotidiano di racconto e spiegazione delle origini del pellegrinaggio, delle processioni: la storia delle confraternite, dei simulacri e dei simboli come la «Troccola» o la «Croce dei Misteri». Ma anche aneddoti, leggende popolari, curiosità: Gazzetta vuole offrire alle famiglie uno strumento per raccontare in modo dettagliato e puntuale la storia della religiosità popolare ionica ormai conosciuta ben oltre i confini locali.

Abbiamo deciso di partire dalle due congreghe che animano la Settimana Santa di Taranto: in questa prima tappa del nostro viaggio racconteremo la storia della congrega dalla mozzetta nera che dall’imponente tempio della città vecchia si muove ogni anno in pellegrinaggio nella notte tra Giovedì e Venerdì Santi con il simulacro della Vergine Addolorata. La confraternita dell’«Addolorata e san Domenico in Soriano» ha una storia lunga e particolarmente interessante: date e nomi legano curiosamente due figure imponenti come la Madre di Gesù e il fondatore dell’ordine dei predicatori. Il sodalizio tarantino nacque infatti nel 1670 sotto il titolo di «San Domenico in Soriano», un piccolo comune della Calabria nel quale avvenne uno piccolo miracolo come raccontano nel libro «Mater Dolorosa» gli autori Francesco Fella e Antonio Liuzzi (Mandese editore).

A tale Fra Lorenzo, sarebbero infatti apparse tre donne - Santa Caterina, Santa Maria Maddalena e la Vergine Maria – che avrebbero donato al convento un quadro di san Domenico, ma lo scetticismo del frate superiore impedì che l’opera venisse esposta fino a quando una delle tre sante, rimproverò il povero frate di non aver ancora adempiuto alla sua richiesta. Il povero Superiore quindi espose immediatamente la tela e nella piccola comunità di Soriano il miracolo non solo richiamò fedeli da ogni parte, ma divenne un veicolo formidabile di diffusione del culto. Un culto che, con l’arrivo dei domenicani a Taranto, portò alla fondazione nel 1670 di una confraternita dedicata proprio a San Domenico in Soriano. Inoltre fino al 1861, nella chiesa è stato presente anche un grande dipinto che ricordava quei fatti, ma fu successivamente sostituito da un altare riccamente decorata e dalla nuova statua di san Domenico.

Con la soppressione degli ordini religiosi, nel 1809, i domenicani furono costretti a lasciare la città: in quegli anni, però, a Taranto era dilagante il culto per la Vergine Addolorata, introdotto nel secolo precedente dal canonico abate Vincenzo Cosa attraverso la funzione dei «sette dolori di Maria». Nei cuori della comunità di fedeli, insomma, l’immagine della Vergine aveva già preso il posto di san Domenico. Il 17 dicembre 1870, infatti, i confratelli riuniti in assemblea decisero di cambiare titolo al sodalizio che divenne «confraternita dell’Addolorata e di san Domenico». L’allora vescovo di Taranto, tuttavia, impose ai confratelli di dedicare anche un altare alla Madonna all’interno del tempio. Gli iscritti scelsero proprio l’altare dove era custodita la statua di san Domenico, una splendida opera barocca in cui ancora oggi è conservata l’immagine della Vergine Addolorata.

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