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Mittal Taranto, alcuni impianti bloccati e produzione ridotta: «Azienda nel caos»

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

Ilva, nel piano Mittal Marcegagliaspuntano oltre 2400 esuberi

Lo sottolineano i delegati Rsu Fim, Fiom e Uilm facendo riferimento ad una nota dell'azienda che ha anticipato un «rallentamento temporaneo dei suoi piani di investimento»

Sabato 20 Marzo 2021, 10:38

TARANTO - «È del tutto evidente che l'azienda è in uno stato di assoluto caos e la comunicazione, avvenuta nella tarda serata di ieri alle organizzazioni sindacali, della mancata ripartenza di alcuni impianti è il chiaro esempio che l’azienda non riesce a programmare la produzione e continua a gestire una fabbrica così complessa tralasciando gli aspetti della sicurezza, dell’ambiente e della manutenzione impiantistica».

Lo sottolineano i delegati Rsu Fim, Fiom e Uilm dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto facendo riferimento a una informativa di ieri sera dell’azienda che ha anticipato la nota di oggi con la quale ufficializza una «riduzione dei suoi livelli di produzione ed un rallentamento temporaneo dei suoi piani di investimento» fino a quando Invitalia «non adempierà agli impegni presi con l'Accordo di Investimento».

Le fermate e mancate ripartenze riguarderanno l’Acciaieria 1, il Treno nastri 2, il tubificio Erw, il reparto Produzione Lamiere 2 e Manutenzioni centrali / Magazzini. L’azienda ha già comunicato ieri un aumento del numero di lavoratori collocati in cassa integrazione di 250 unità. Ma, fanno sapere i sindacati, "a questi si aggiungerà altro personale in proporzione alle fermate indicate». Già nei giorni scorsi Fim, Fiom e Uilm avevano chiesto «un incontro per conoscere gli assetti di marcia in quanto i fatti accaduti in questi ultimi giorni - sostengono - hanno destato forte preoccupazione per le possibili ripercussioni sia dal punto di vista ambientale che della salvaguardia degli impianti e dell’occupazione».

«Nelle prossime - annunciano i sindacati - comunicheremo le iniziative, in cui saremo impegnati, per impedire alla multinazionale di continuare a gestire lo stabilimento siderurgico con l’unico interesse: garantirsi il profitto a discapito dell’ambiente, dei lavoratori e degli impianti. Il governo intervenga subito». 

MITTAL. «RIDUCIAMO PRODUZIONE E RALLENTIAMO INVESTIMENTI» -  Aminvestco annuncia «una riduzione dei suoi livelli di produzione ed un rallentamento temporaneo dei suoi piani di investimento». Le misure «saranno in vigore fintanto che Invitalia non adempierà agli impegni presi con l'Accordo di Investimento». Lo si legge in una nota della società. «Ad oggi - si legge nella nota - Invitalia non ha ancora sottoscritto e versato la sua quota di capitale e quindi non ha adempiuto agli obblighi previsti dall’Accordo» che Aminvesto definisce «di natura vincolante» «Questo persistente mancato adempimento sta seriamente compromettendo la sostenibilità e le prospettive dell’azienda e dei dipendenti».

«Aminvestco - spiega la nota - fa riferimento all’Accordo di Investimento firmato con Invitalia lo scorso 10 dicembre 2020 che prevede l’impegno si Invitalia a sottoscrivere e versare un aumento di capitale di euro 400 milioni entro il 5 febbraio 2021 ed una serie di altre misure per sostenere gli investimenti della società».

Lo scorso 3 marzo ArcelorMittal ha comunicato ai sindacati il ricorso alla Cig ordinaria per un «periodo presumibile» di 12 settimane, a partire dal 29 marzo, per un massimo di 8.128 dipendenti (tra quadri, impiegati e operai) di Taranto, ovvero l’intera forza lavoro al netto dei dirigenti. E questo mentre in Italia la produzione di acciaio (prodotti piani) a gennaio 2021 ha segnato una bella ripresa del 2,8% anno su anno, 

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