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Michele Conversano: «Covid, siamo in trincea ma abbiamo l'arma per batterlo»

 
Giacomo Rizzo

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Giacomo Rizzo

Michele Conversano: «Covid, siamo in trincea ma abbiamo l'arma per batterlo»

È il direttore del dipartimento di prevenzione dell'Asl di Taranto

Martedì 12 Gennaio 2021, 13:16

«No. Dopo tanti anni di esperienza sul campo non mi sarei mai aspettato una situazione del genere, non in questi termini e con questi numeri. È veramente dura, ma grazie alla scienza supereremo anche questa emergenza». Michele Conversano, 64 anni, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl di Taranto, è sicuramente uno dei personaggi del territorio provinciale che si sono messi in luce nel 2020 e distinti per competenza e professionalità. Non è un caso che il governatore Michele Emiliano lo abbia nominato coordinatore della cabina di regia regionale per la campagna di vaccinazione contro il Covid19.

«È un incarico importante perché – spiega Conversano alla Gazzetta – si tratta di gestire una fase delicata che dovrà consentirci di uscire dal tunnel. Tutti dovrebbero vaccinarsi: è quella la strada per lasciarci alle spalle questo incubo, ma è un percorso ancora lungo e dobbiamo continuare a essere responsabili e osservare scrupolosamente le regole anti contagio».
Michele Conversano è direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl da quasi 26 anni. «Sono il più longevo d’Italia – scherza - in questo ruolo. Sono stato presidente nazionale della Società italiana di igiene, insegno in diverse università italiane e ho sempre fatto questo mestiere».

Quale è la situazione attuale nel tarantino sia dal punto di vista dei contagi che della pressione sugli ospedali?
«Ora stiamo pagando un po’ di allentamento delle restrizioni nelle vacanze di Natale. Per fortuna nelle strutture ospedaliere, che sono sotto stress perché la situazione si protrae da tanto tempo, ci sono posti liberi e si riesce a lavorare. Il problema è seguire tutto il resto. La rete dei tamponi comunque è molto efficiente: sia quella dei distretti che del Dipartimento di prevenzione, degli ospedali e delle strutture private accreditate».

I numeri sono preoccupanti o no?
«I numeri sono sempre preoccupanti. Abbiamo tante attività ferme, tanti ricoveri, tanti decessi. Non è certo un sollievo dire che un paziente deceduto aveva 85 anni. Tutti gli anziani hanno il diritto di vivere bene gli ultimi anni della loro esistenza».

La Puglia è in zona gialla fino a venerdì 15, ma i dati non sono confortanti. Emiliano ha detto ai pugliesi: se potete non uscite di casa. Lei cosa pensa?
«Ha fatto benissimo, condivido pienamente quello che ha detto il presidente. Noi dovremmo comportarci come se fossimo circondati da positivi. Questo è l’unico atteggiamento che noi possiamo avere. C’è un nemico che non viaggia da solo ma con le gambe e con le teste delle persone che ci circondano. Quando dobbiamo uscire per necessità restano fondamentali mascherine, distanziamento e igiene personale. Oltretutto cadere adesso, quando si intravede il traguardo, che è la vaccinazione, è veramente un peccato mortale. Penso al corridore che ha fatto la maratona e cade all’ultimo miglio».

Per lei è giusto il ritorno a scuola in presenza?
«Dico che per fortuna non decido io, ma è una scelta pesante. Molto spesso la malattia tra i bambini e tra i ragazzi non è visibile, avvertono piccoli sintomi. Il problema non è nella scuola, ma soprattutto in quello che avviene fuori, alle fermate degli autobus, quando s’incrociano gli studenti».

Perchè nella prima fase della pandemia la provincia di Taranto è stata per così dire tra le più virtuose e durante la seconda ondata i numeri sono cresciuti in maniera esponenziale?
«Anche se abbiamo avuto il primo caso in Puglia, subito c’è stato un lockdown durissimo che ci ha bloccati in casa. L’azione di contact tracing ha funzionato e siamo riusciti a tenere la situazione sotto controllo. Con le aperture di questa estate siamo diventati come il resto d’Italia, anche se Taranto e la Puglia sono al di sotto della media nazionale. Ripetere un lockdown ora? Noi sanitari suggeriamo delle cose ma poi il contemperamento tra le esigenze sanitarie e le esigenze produttive non è facile. Se fosse tutto chiuso sarebbe più semplice ma ci rendiamo conto che questo non può avvenire. Noi tarantini ne sappiamo qualcosa di contemperamento tra salute ed economia».

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