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Mittal Taranto, chiesta proroga cassa integrazione per 13 settimane

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

Arcelor Mittal, scoppia il caso dei microchip nelle tute degli operai

Riguarderà un numero massimo di 8.140 dipendenti dello stabilimento di Taranto (distinti tra quadri, impiegati ed operai)

Mercoledì 21 Ottobre 2020, 10:37

15:34

TARANTO - ArcelorMittal ha informato i sindacati che dal 16 novembre ci sarà la proroga degli ammortizzatori sociali per un numero massimo di 8.140 dipendenti dello stabilimento di Taranto (distinti tra quadri, impiegati ed operai) attraverso la Cassa integrazione ordinaria guadagni per un «periodo presumibile» di 13 settimane.

La procedura viene comunicata, come prassi, 25 giorni prima della sua attuazione. Come già accaduto in altre occasioni, questo tipo di ammortizzatore sociale dovrebbe comunque essere revocato nei prossimi giorni e sostituito con la cassa integrazione Covid. Il direttore del personale di ArcelorMittal, Arturo Ferrucci, scrive che l’azienda si trova «nella condizione di dover procedere ad una riduzione della propria attività produttiva» a causa «dell’emergenza epidemiologica Covid-19 ancora in atto in tutto il territorio nazionale ed internazionale, i cui effetti continuano ad avere riflessi in termini di calo di commesse e ritiro degli ordini prodotti».

E considerato «altresì il parziale blocco di parte delle attività produttive, manifatturiere, distributive e commerciali che hanno reso difficilissimo, peraltro, anche la chiusura degli ordini e delle fatturazioni, visto il drastico calo registrato in questi mesi dei volumi e di conseguenza delle attività produttive». Oggi è prevista la consultazione con le organizzazioni sindacali, ma la società precisa che, «trattandosi di un evento oggettivamente non evitabile che rende indifferibile la riduzione dell’attività lavorativa», andrà avanti ugualmente con la procedura. 

«SITUAZIONE PAGAMENTI CRITICA» -  Nel corso dell’audizione della Commissione Attività produttive della Camera sui risvolti della crisi delle aziende dell’indotto dello stabilimento ex Ilva, Casartigiani ha denunciato «le gravi inadempienze di ArcelorMittal nei confronti dei lavoratori dell’indotto».

Lo spiega l’associazione di categoria, aggiungendo che «la situazione dei pagamenti è critica. Generalmente i tempi di attesa sono di 60 giorni ma in realtà si arriva anche a 180 giorni. Ed è il settore dell’autotrasporto quello maggiormente provato».

Rosa Volpe, delegata imprese indotto, ha precisato che "ci sono aziende che dall’inizio dell’anno, pur avendo lavorato regolarmente all’interno del cantiere tutti i mesi, ad oggi hanno ricevuto solo due bonifici bancari a parziale pagamento». Questa situazione «si protrae da troppo tempo ormai - ha osservato Volpe - ed è diventata insostenibile per le aziende. Gli operai giustamente reclamano i loro diritti. Il tasso di indebitamento è ormai notevole. Le banche ultimamente si rifiutano di anticipare le fatture ArcelorMittal». Il segretario interprovinciale di Casartigiani Taranto Stefano Castronuovo, ha poi ricordato l’esistenza di un sub indotto «che spesso viene trascurato. Si tratta - ha affermato - di tante piccole imprese a cui le aziende dell’indotto, che hanno un contratto diretto con ArcelorMittal, subappaltano il lavoro. Anche loro non vengono retribuiti ma a differenza delle altre imprese, questa è una categoria poco tutelata».

SINDACATO FIM: «GARANTIRE ROTAZIONI CIGO E TEST SIERLOGICI» - «Attualmente a Taranto in Cigo risultano 3300 dipendenti. Anche rispetto alle rotazioni, al fine di alleggerire le conseguenze economiche, abbiamo chiesto di aumentare la platea dei lavoratori coinvolti, in modo da alternare giornate di lavoro a giornate di Cigo».

Lo sottolinea Vincenzo La Neve, coordinatore di fabbrica Fim Cisl dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto dopo l’incontro di oggi tra i sindacati e l’azienda, che ha chiesto la proroga della Cassa integrazione ordinaria (Cigo), a partire dal 16 novembre per un numero massimo di 8.140 dipendenti di Taranto tra operai, impiegati e quadri, per un periodo presumibile di 13 settimane. La procedura dovrebbe poi essere sostituita con la Cigo Covid.

«Abbiamo anche chiesto - fa sapere La Neve - l’integrazione salariale alla Cigo, ma dall’azienda non c'è stata alcuna disponibilità ad accogliere tale richiesta. Inoltre, considerata la nuova recrudescenza dell’emergenza sanitaria da Covid-19, abbiamo sollecitato l’azienda ad attuare il percorso già concordato dei test sierologici sui dipendenti, per offrire maggiore tranquillità e sicurezza a tutti i lavoratori presenti in fabbrica».Nel corso dell’esame congiunto della richiesta di Cassa integrazione sono state confermate le rotazioni bisettimanali del personale nei vari reparti: tra Acciaieria 1 e Acciaieria 2 in totale sono 73 i lavoratori coinvolti (40 dell’esercizio e 33 delle manutenzioni); dal Treno nastri 1 stanno ruotando 30 lavoratori dell’esercizio, sul Treno nastri 2; inoltre, 18 lavoratori dell’Altoforno 2 (fermo), stanno ruotando su Altoforno 2 e Altoforno 4. 

USB: «AZIENDA AUMEBTA PRODUZIONE MAAZIENDA CHIEDE ALTRA CIGO» - Nonostante «l'incremento produttivo di ghisa giornaliera, passato da 7.000 tonnellate circa a 10.000 tonnellate», l’azienda «chiede altra cassa integrazione» e dichiara «la totale indisponibilità per quello che concerne l’integrazione salariale». Lo afferma il coordinamento provinciale dell’Usb di Taranto al termine dell’incontro tra sindacati e azienda sull'apertura delle procedure per la proroga della Cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo), prevista a partire dal 16 novembre per tredici settimane.

«Parallelamente all’aumento di produzione - osserva l’Unione sindacale di base - ci saremmo aspettati un reintegro di dipendenti per sfruttare le fermate di molteplici impianti sui quali da tempo non vengono fatti investimenti importanti per le manutenzioni ordinarie e straordinarie. Allo stesso modo ci saremmo aspettati la ripartenza di alcuni impianti produttivi che operano ormai da tempo ad intermittenza». Secondo l’Usb, "viene spostata in maniera unilaterale la produzione in altri siti del gruppo e vengono riversati sui lavoratori di Taranto gli effetti della crisi».

L’Unione sindacale di base si è dichiarata «in disaccordo rispetto all’apertura della procedura di Cigo, in quanto ritenuta strumentale col chiaro fine di creare esuberi strutturali in vista delle scadenze previste nel prossimo futuro». «Il Governo - conclude il sindacato - prenda finalmente una decisione e allontani ArcelorMittal da Taranto. Ne abbiamo abbastanza di impegni disattesi e licenziamenti strumentali da parte di chi continua a giocare con la vita dei lavoratori».

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