I tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil saranno ricevuti stasera alle 19.30 al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per affrontare la questione dell’ex Ilva e in generale delle crisi industriali. Lo si apprende da fonti sindacali.
VERSO IL BLOCCO DEGLI AUTOTRASPORTI - Nella giornata di oggi gli autotrasportatori tarantini hanno intenzione, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, di consentire il passaggio dei mezzi per l’approvvigionamento dei materiali necessari alla produzione ma di impedire l’uscita dalla fabbrica della merce prodotta, ovvero i rotoli di acciaio (coils).
La protesta, dicono le stesse fonti, potrebbe inasprirsi nei giorni successivi se ArcelorMittal non salderà le fatture in sospeso. Le imprese di autotrasporto hanno già proclamato lo stato di agitazione della categoria e messo in mora l’azienda. Nel gennaio del 2015 iniziarono una protesta con presidio alle portinerie che durò 40 giorni per i crediti derivanti dal passaggio da Ilva commissariata a Ilva in amministrazione straordinaria (150 milioni) e terminò solo quando si raggiunse un accordo circa il pregresso e i tempi di pagamento del corrente.
EMILIANO: STUDIAMO MODO PER PAGARE FATTURE INDOTTO - «Stiamo studiando un sistema che consenta alla Regione di pagare le fatture al posto di Mittal e poi subentreremmo come creditori dell’Ilva ma sconsiglio a Mittal di trasformare la Regione Puglia anche in un creditore della loro azienda perché a quel punto li perseguiteremo legalmente ovunque al mondo. Questo modo di fare è vergognoso». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha raggiunto il presidio delle aziende dell’indotto di ArcelorMittal davanti alla portineria C dello stabilimento siderurgico di Taranto. Emiliano nei giorni scorsi aveva ricevuto rassicurazione dall’Ad Lucia Morselli circa il pagamento delle aziende dell’indotto.
«Mittal si è impegnato a pagare le fatture. Ci sono i lavoratori delle imprese esterne che hanno fatto prestazioni di beni e servizi e non sono stati pagati. Stanno rischiando di far fallire decine di aziende che sono essenziali per l’economia pugliese. Siccome si sono impegnati a pagare, devono pagare presto».
FIOM: NESSUNO SPEGNERA' LA FABBRICA - L'unica soluzione realmente percorribile è che chi ha vinto rimanga: la gara è durata 3 anni e la cosa fondamentale e che A. Mittal rispetti il contratto ed i suoi impegni con un accordo sindacale che è vincolante». Così Francesca Re David, segretaria generale della Fiom sul caso ex Ilva. «Si tratterà insomma di uno sciopero a rovescio; i lavoratori non lasceranno il posto di lavoro», spiega la segretaria generale della Fiom confermando l'iniziativa anticipata dai sindacati a Taranto e sottolinea anche il rischio ambientale con le emissioni provocate se verrà realmente attuato lo spegnimento, ed il nodo del magazzino.
«Tra le altre cose -rileva poi- lo spegnimento provocherebbe un danno mentre in caso di una riconsegna A.Mittal dovrebbe restituire lo stabilimento nelle stesse condizioni nelle quali lo ha ricevuto». «Insomma - conclude- mi sembra fuori dalla realtà che si possa rimettere in discussione tutto».
I sindacati, intanto, pensano a una grande mobilitazione con una manifestazione a Roma: tutto ciò avviene alla vigilia del consiglio d fabbrica che lunedì vedrà la riunione allargata ai rappresentanti delle aziende dell'indotto che attendono pagamenti per oltre 50 milioni di euro. Confindustria Taranto ha convocato per martedì prossimo le organizzazioni sindacali per affrontare la questione della vertenza indotto-ArcelorMittal. Sulle vicenda ex Ilva, intanto, indagano due Procure: quella di Milano e quella di Taranto.
MINISTRO BOCCIA: SCUDO SUL TAVOLO, NO RICATTI - Il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha detto che «Il ricatto noi non lo subiamo, è evidente che se Mittal continua così sarà chiaro a tutti che è stato un errore venderla a Mittal. Lo scudo non è un problema perché lo scudo è sul tavolo, ed è stato messo sul tavolo dal Presidente del Consiglio e da tutto il Governo in maniera compatta. Noi ci aspettiamo che Mittal torni indietro rispetto al ricatto fatto. Il Paese ha reagito in maniera compatta, dal Governo ai lavoratori alla magistratura».
SINDACO MELUCCI: AZIENDA PERFEZIONI IMPEGNI - «Ora, se ha ragione il Governo e il contratto è in forza, occorrono condizioni pesantissime perché ArcelorMittal resti e perfezioni i suoi impegni, ora Taranto vuole soddisfazione da ogni punto di vista. È uno Stato civile non solo quello che garantisce gli investimenti, ma anche quello che dà certezza rispetto alle responsabilità delle parti di un negozio». Così il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci in relazione all’annunciato disimpegno di ArcelorMittal e alla comunicazione del cronoprogramma di fermate degli impianti.
«ArcelorMittal, da bravi finanzieri, hanno dilapidato in fretta e irrimediabilmente - osserva il primo cittadino - un patrimonio di fiducia, non possiamo far finta che si sia scherzato sin qui. Torniamo a chiedere al Governo severità e coinvolgimento, torniamo a chiedere al Presidente Conte di rivedere la governance ed il modello di produzione di quella fabbrica, costi quel che costi». «Ribadiamo - afferma Melucci - tutta la nostra stanchezza, ribadiamo che questa volta non sarà accontentando soltanto gli strateghi di ArcelorMittal che si risolveranno tutti i problemi. Il copione che hanno con successo portato avanti in passato in altri Paesi non funzionerà a Taranto». «Si interroghi oggi - conclude il sindaco - chi afferma con veemenza che si tratti del miglior produttore di acciaio in circolazione».