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Missione Juice, alla ricerca della vita su Giove: c’è anche un ingegnere di Gravina

 
Marina Dimattia

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Marina Dimattia

Missione Juice, alla ricerca della vita su Giove: c’è anche un ingegnere di Gravina

Il racconto di Angelo Olivieri: la navicella europea arriverà fra otto anni sul pianeta più grande del sistema solare. Il viaggio finirà nel 2035.

Domenica 16 Aprile 2023, 10:31

17 Aprile 2023, 11:00

Gravina- L’esultanza si fa corale. Un tappeto volante di telefonini si accende, vibra nell’aria, invia e riceve notifiche; i superlativi assoluti arrivano a raffica da ogni dove e in tutte le lingue: "Fantastici. Grandiosi". Il dopo-decollo di Juice, la sonda dell'Agenzia spaziale europea che dovrà investigare la potenziale abitabilità delle lune ghiacciate di Giove, si fa punto di partenza.

L’epilogo è tutto da scrivere. A raccontare quei momenti di pura meraviglia è Angelo Olivieri, ingegnere elettronico, 59 anni, di Gravina, in forza all’Agenzia Spaziale Italiana presso la sede di Matera, il solo pugliese protagonista di una missione unica nella storia, che per la prima volta graviterà intorno alle lune di un pianeta (insieme al collega di Gravina, dott. Raffaele Mugnuolo che si è aggiunto al progetto nel 2016). «Dopo che il lanciatore ha messo in orbita il nostro satellite, ci siamo lasciati andare, urla di gioia e abbracci… forse in maniera prematura.

Il tutto è durato una manciata di secondi, poi di nuovo in tensione fino a quando le stazioni da terra non hanno ricevuto il primo segnale. A quel punto non ci siamo più trattenuti, e tuttora l’entusiasmo è difficile da domare».

Storie diverse unite dal battito comune che muove i sogni sono diventate improvvisamente un tutt'uno. «Eravamo in tanti, in tre siamo partiti dalla sede di Matera, io e due colleghe lucane (Katia Benedetto e Marilena Amoroso), lì abbiamo conosciuto ingegneri e scienziati di diversa nazionalità, accomunati nel prima e nel dopo dalla medesima espressione evidente su ogni singolo volto, rispettivamente di apprensione e liberazione».

Partito una settimana fa per la Guyana francese, sulla costa nord-orientale del Sudamerica, ha assistito dalla sala di controllo al lancio avvenuto nella base di Kourou, stando a pochi chilometri dallo spazio-porto in cui il decollo si è consumato. Ma dietro quel momento topico ci sono anni di lavoro, in qualità di coordinatore dei team scientifici e industriali che hanno fabbricato la strumentazione per la missione.

«Abbiamo cominciato nel lontano 2008 con la proposta di missione - racconta- Da allora ci sono state varie fasi, numerose riunioni e altrettante simulazioni in laboratorio». I quattro dispositivi italiani che raggiungeranno Giove sono stati fabbricati proprio sotto la supervisione e il coordinamento dell’ingegnere gravinese, navigatore di lungo corso nel mare delle missioni. «L’Italia è l’unica nazione ad aver prodotto ben quattro strumenti scientifici, costruiti ad hoc per Juice - precisa Olivieri - Si tratta di 3GM, un apparecchio che si occupa di studiare la dinamica gravitazionale delle lune; RIME, un radar sottosuperficiale che lavora a frequenze basse per permettere che il segnale trasmesso dal radar possa penetrare la superficie della luna; laddove dovessero esserci discontinuità, sarà rilevata un’eco.  

Il terzo strumento è MAJIS, uno spettrometro nel visibile e nel vicino infrarosso che permette di identificare la composizione della superficie e dell’atmosfera; infine c’è JANUS, una fotocamera ad altissima risoluzione per guardare come è composta la superficie e l’orografia della luna». Lo stupore per quel pezzo di mondo è rinviato di parecchi anni.

La sonda arriverà su Giove nel 2035. Nel frattempo, saranno i professionisti della missione a telecomandare da terra l’accensione per step delle varie apparecchiature. La tensione quindi avrà nuovi picchi. Ne è ben consapevole l’ingegnere.

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