«Mentre tutto accadeva non ho provato nessuna forte emozione se non la consapevolezza di dover agire nel modo giusto. Ma già nel viaggio di ritorno, parlandone con i miei colleghi, le emozioni sono arrivate: la paura, la soddisfazione per aver contribuito ad aiutare una persona, la serenità. E mentre tornavamo, dalla radio abbiamo appreso di quello che era accaduto, in quegli stessi momenti a Firenze nella gara di campionato, ad Edoardo Bove».
La voce è ferma e i ricordi sono precisi. Un po’ come quando, dopo una partita di calcio, riesci a ricordarne e raccontarne ogni minuto, ogni azione. Tanto più se di quella partita sei l’arbitro. Ma oggi è un’altra la gara che Saverio Candela, 23 anni appena, racconta e non potrà mai dimenticare. Quella per la vita.
Siamo a Pietragalla, domenica 1 dicembre. La squadra locale ospita in casa la Viribus Potenza, in una partita valida per il campionato di Promozione lucana. Il primo tempo è praticamente finito, siamo al 45esimo, e l’arbitro Candela, di Castelsaraceno e in forze della sezione di Moliterno, ha appena assegnato un fallo con ammonizione. Ma il primo tempo è finito e lui fischia due volte per mandare tutti negli spogliatoi. Mentre è intento ad annotare l’ammonizione appena inflitta qualcosa attira la sua attenzione da tutt’altra parte. Il suo collega, dalla postazione che ha alle spalle la tribuna, avvisato a sua volta dal pubblico, lo chiama perché sugli spalti sta accadendo qualcosa: qualcuno ha avuto un malore.
«Un uomo di 48 anni si è sentito male - ci spiega Candela - Immediatamente, ho richiamato l’attenzione delle due panchine, in particolare quella di casa, dove era presente il medico sociale. Senza esitazione, ci siamo precipitati sugli spalti e, in un attimo, ho visto che due persone stavano già praticando il massaggio cardiaco, perché l’uomo era in arresto».
Il giovane arbitro sa quello che si deve fare in questi casi, perché ha frequentato il corso di primo soccorso in tempi, come si dice, non sospetti. Quando, cioè, ancora non era una disposizione dell’Aia nazionale dover avere, per ogni sezione, una rappresentanza di arbitri addestrati a intervenire in questi casi. Per questo quando Candela si accorge che l’uomo è in arresto cardiaco, corre ad aiutarlo.
«Un uomo aveva in mano un defibrillatore. L’ho preso e ho applicato le placche sull’uomo. Abbiamo proseguito con la rianimazione fino all’arrivo del 118, con la consapevolezza che ogni secondo contava».
«In quei momenti, le emozioni svaniscono - ci racconta - e ci si concentra solo su ciò che è giusto fare. Ogni gesto, ogni respiro, aveva un unico scopo: salvare una vita. Fortunatamente, l’uomo ha poi ripreso conoscenza. Successivamente, ho avuto modo di parlare con la moglie e oggi posso dire che sta bene. I medici hanno confermato che l’intervento con il defibrillatore è stato cruciale, poiché l’uomo era già in arresto cardiaco. Questo episodio mi ha insegnato quanto sia fondamentale non solo sapere come agire in situazioni di emergenza, ma anche che ogni luogo pubblico dovrebbe essere equipaggiato con un defibrillatore, pronto a salvare una vita in qualsiasi momento».