BARI - Quasi come il «Gattopardo». «Tutto cambia per restare così com’è». È passato un anno, sono mutati gli interpreti e le caratteristiche, ma il Bari edizione 2023-24 vanta l’identico score di quello della scorsa stagione. Sei punti, ripartiti nello stesso identico modo: una vittoria e tre pareggi in quattro turni, la sicurezza dell’essere imbattuti, al pari delle prime sei in classifica (e del Brescia che, però, ha giocato soltanto un match). Eppure, al risultato si è arrivati in modi diametralmente opposti.
DALLO SPETTACOLO ALLA CONCRETEZZA - L’estate del 2023 aveva rivelato una squadra sbarazzina, ancora spinta dall’entusiasmo della promozione in serie B, trascinata da Cheddira che esplodeva fragorosamente. Un complesso frizzante, intenso, letale in ripartenza. E con i ritmi ancora blandi di inizio stagione e gli spazi a disposizione, la vocazione offensiva si esaltò. Otto reti il bottino raccolto, alla media di due marcature a partita: due centri contro il Parma (2-2), uno con il Palermo (1-1), tre a Perugia (vittoria 3-1), due con la Spal (2-2), con tre calciatori iscritti nella classifica marcatori (Cheddira a quota tre, Antenucci e Folorunsho a due).
L’altra faccia della medaglia veniva da una difesa un po’ troppo allegra: sei le reti al passivo e avrebbero potuto essere nettamente di più senza i miracoli di Caprile. Ma poco importava: il popolo biancorosso gradiva e sognava. Un anno dopo, il Dna sembra montato al contrario. Appena due i gol all’attivo, con altrettanti marcatori a referto: prima Sibilli per certificare il blitz di Cremona, poi Nasti per il pari con il Cittadella. In due occasioni (con il Palermo e a Terni) la via del gol non è stata trovata, la fatica nel creare occasioni pulite è molto più evidente. Il conforto è una solidità all’epoca sconosciuta. Brenno ha incassato una sola rete, le occasioni concesse sono nettamente diminuite, la difesa (l’unico reparto che non è stato toccato dal mercato) sembra molto più affiatata e sicura. Due vie opposte, dunque, per raggiungere la stessa meta. Ma tale trend continuerà a pagare propiziando un nuovo torneo di vertice?
MENO VELOCITA’, PIU’ MANOVRA - Ha ragione Mignani quando dice che è inutile fare paralleli. Troppo diversi i contesti ed i protagonisti. I vari Cheddira, Folorunsho, Benedetti garantivano accelerazioni improvvise, capovolgimenti di fronte fulminei, una netta tendenza alla verticalità. Ora il Bari ha centrocampisti più fisici come Koutsoupias o Acampora, attaccanti meno rapidi, ma senza dubbio più tecnici come Nasti o Aramu, in attesa che Diaw aggiunga un po’ di rapidità e ricerca della profondità. Ma in generale i Galletti ora mantengono molto più a lungo il possesso palla, cercano in misura maggiore gli scambi, a volte non disdegnano il cross dal fondo cercando il colpo di testa di chi (come ad esempio Nasti) ha propensioni nel gioco aereo.
La sensazione è che comunque in prima linea manchi un po’ di peso e presenza. Non a caso, sovente Mignani sta cercando tali peculiarità inserendo in prima linea Edjouma, ma il 26enne francese potrà adattarsi da punta, pur nascendo da centrocampista? Bisogna anche considerare che potrebbe trattarsi di una tendenza dettata dal particolare frangente: con l’inserimento degli ultimi arrivati, il reparto offensivo avrà maggiori alternative e, magri, si evolverà verso altre propensioni.
VERSO UN NUOVO MODULO? - Proprio per la differenza degli interpreti, Mignani ha annunciato che potrebbe anche pensare ad uno schieramento con due punte «più aperte»: potrebbe profilarsi una virata sul 4-3-3, sebbene tale assetto non ha mai convinto il tecnico ligure che non ama gli esterni «fissi», prediligendo chi stringe verso il centro del campo. Tuttavia, data l’esigua presenza di punte centrali (soltanto Nasti e Diaw), contrapposta a quella di tanti elementi che in carriera hanno agito da esterni offensivi: da Sibilli a Morachioli, da Achik allo stesso Aramu (che nel suo percorso ha occupato un po’ tutti i ruoli tra trequarti e prima linea), potrebbero essere varie le modalità per comporre un tridente offensivo.
Data la composizione dell’organico pugliese, dotato di ben otto centrocampisti, potrebbe persino trattarsi della traccia più logica. Sarebbe una piccola rivoluzione dopo due anni giocati quasi sempre con il 4-3-1-2. L’alternativa potrebbe anche essere rappresentata dal 4-4-2. La sosta servirà anche a varare altre opportunità sul piano tattico. Per scacciare ogni dubbio e ricominciare a volare.