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Di Lorenzo, lo scudetto del Napoli e quel sogno partito da Matera

 
raffaele fiorella

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raffaele fiorella

Di Lorenzo, lo scudetto del Napoli e quel sogno partito da Matera

Parla Pasquale Padalino, l’allenatore che trasformò in terzino il capitano dei partenopei

Sabato 06 Maggio 2023, 13:12

19:55

Trent'anni da compiere ad agosto e una carriera che è nel clou: forma fisica al top, esperienza, trofei e riconoscimenti, i gradi di capitano. Il sogno che diventa realtà, per Giovanni Di Lorenzo, è un'arrampicata abbagliante che inizia otto anni fa dalla Serie C e arriva allo scudetto, passando per la Coppa Italia e il titolo europeo, con la nazionale. Una scalata che ha anche tracce di Puglia e Basilicata: parte da Matera in Lega Pro, nell'autunno 2015; in panchina Pasquale Padalino.

«Subentrai a stagione in corso, ad inizio ottobre - ricorda il tecnico foggiano - Era il Matera del patron Colummella. Giovanni giocava da centrale nella difesa a tre. Mi bastarono pochi allenamenti per capire che era molto più tagliato per il ruolo di terzino destro. Gliene parlai, lui accettò di mettersi alla prova da esterno di difesa e così passammo al 4-3-3. Non mi ero sbagliato. Si vedeva che aveva talento, forza fisica, buona tecnica, soprattutto grande voglia di affermarsi. La fascia era casa sua: gli piaceva spingere, si sentiva più libero di osare. Chiudemmo quell’annata al sesto posto, risalendo dai piani bassi della classifica. Giocammo un bel calcio, ci togliemmo le nostre soddisfazioni. Con l'attuale formula degli spareggi per la B, allargati fino alla decima classificata, avremmo disputato i playoff». Un’intuizione vincente, che diede il via all’ascesa del terzino toscano, nato a Castelnuovo di Garfagnana. Due stagioni in Serie C a Matera, poi la vittoria del campionato di B con l’Empoli, il passaggio al Napoli, l’approdo in nazionale.

«Non sono sorpreso dalla carriera di Giovanni e dai successi che sta ottenendo - continua Padalino - Eppure rischiò di restare senza squadra, l’estate che la Reggina fallì e poi fu il Matera a tesserarlo. Ma era chiaro che avesse tutto per sfondare: talento e forza fisica, il grande desiderio di dimostrare il suo valore in categorie superiori, idee chiare, determinazione, e quella personalità cresciuta man mano nel corso degli anni. Oltre a questo, grande applicazione, cura del lavoro, disponibilità a fare sacrifici. Un ragazzo serio, a modo, garbato. Con la voglia costante di migliorarsi, crescere giorno dopo giorno, un allenamento dopo l'altro. Quando era a Matera con me, alla fine di ogni seduta, su suggerimento mio e del mio staff, si tratteneva venti minuti in più sul campo: provava e riprovava i cross dal fondo, per affinare la tecnica di calcio».

Qualità e caparbietà che hanno aiutato il terzino della provincia di Lucca ad affermarsi. «A Napoli sono tutti affezionati a lui ed è naturale che sia così perché ha saputo farsi voler bene da tutti, in primis nello spogliatoio - conclude l'allenatore foggiano, 50 anni, ex difensore azzurro e della Fiorentina e dell’Inter, negli anni scorsi tecnico anche del Foggia e del Lecce - È diventato uno dei migliori terzini d'Europa, è migliorato molto nella padronanza del ruolo, nel gioco aereo, nella capacità di andare anche in gol. È diventato un campione restando umile e lavoratore. Ogni tanto ci sentiamo via telefono, in questi giorni evito di disturbarlo perché sarà subissato di chiamate di congratulazioni. Sono felice di vederlo campione d'Italia e spero che possa vincere ancora tanto perché se lo merita».

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