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Golf, parla il castellanese Laporta: «Ecco perché rischio di non poter andare a Tokyo»

 
Emanuele Caputo

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Emanuele Caputo

Golf, parla il castellanese Laporta: «Ecco perché rischio di non poter andare a Tokyo»

La tempesta globale annulla appuntamenti in vista della selezione olimpica

Giovedì 05 Marzo 2020, 12:10

«Non c’è stata discriminazione, in Qatar c’è stata solo una pessima combinazione fra sfortuna e approssimazione». Per Francesco Laporta, 29enne di Castellana Grotte e unico golfista professionista pugliese, l’allarme Coronavirus potrebbe costare davvero caro vista l’esclusione, unico tra i sette golfisti azzurri aventi diritto, dal Commercial Bank Qatar Masters, tappa dell’European Tour – principale tour golfistico europeo con diverse tappe in altri continenti – in programma nel prossimo fine settimana 5-8 marzo a Doha.

Perché, allora, tutti gli altri golfisti italiani, Renato Paratore, Edoardo Molinari, Andrea Pavan, Guido Migliozzi, Lorenzo Gagli e Nino Bertasio, sono riusciti ad entrare in Qatar?
«Sono stato fermato intorno alle 18 al mio arrivo in aeroporto dall’Oman, dopo una sfortunata tappa del tour (taglio non superato per sue soli colpi nda). Insieme ad una quarantina di connazionali provenienti da Malpensa abbiamo subito una disposizione governativa emanata alle ore 14 che imponeva due possibilità: la quarantena di quattordici gioni in Qatar o il rimpatrio immediato in Italia. Gli altri sei colleghi hanno potuto dimostrare di non aver sostato in Italia negli ultimi tempi o sono stati più fortunati nei controlli in ingresso visto il poco tempo trascorso dall’emanazione del provvedimento».

Alla luce del vivace confronto con Andrea Pavan (attualmente 100° nel ranking mondiale e secondo fra gli italiani dietro Francesco Molinari 26°) e con Guido Migliozzi (122°, Laporta è 128°), quanto questo stop può pregiudicare la rincorsa alla qualificazione olimpica riservata ai primi due italiani?
«Sono davvero rammaricato per non aver potuto disputare, senza aver alcun sintomo, una tappa del tour in cui rientravo per ordine di merito. Dovrei giocare il Kenya Open in programma dal 12 al 15 marzo, sempre che restino confermate le disposizioni kenyane che prevedono lo stop solo per chi arriva con la febbre, ma è ovvio che in questa situazione d’emergenza epidemica le cose possono cambiare repentinamente. D’altronde per le direttive indiane non potrò disputare l’open di Nuova Delhi della settimana successiva e rischio di poter riprendere l’attività a fine aprile in Spagna dopo ben sei settimane di stop. C’è un caos assurdo che non sappiamo fino a quando durerà. In questo momento diversi paesi stanno bloccando i collegamenti con l’Italia, chiudono l’accesso gli italiani e la situazione sta per interessare altri stati europei»

È percorribile la strada di un ricorso internazionale con il supporto della Federazione Italiana Golf?
«Lo escludo. In Qatar abbiamo coinvolto i vertici federali ma la questione riguarda i governi nazionali e non il mondo sportivo. A differenza di quanto successo pochi giorni fa a nostri connazionali alle Mauritius, siamo stati trattati con rispetto e accolti anche dall’ambasciatore italiano ma le soluzioni possibili erano solo quelle due: all’inutile quarantena ho preferito il ritorno in Puglia dove mi sto allenando con continuità sperando in una rapida risoluzione della situazione».

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