BARI - Sono passati sette anni da quando Fiorella Mannoia saliva sul palco della Notte della Taranta 2016 a Melpignano (Lecce) per cantare «Lu Zinzale» e «La Cardilleddha»: aveva un piede rotto, era stata invitata dalla maestra concertatrice di quell'edizione, Carmen Consoli, insieme a tante altre «fimmene» della musica, da Nada a Tosca passando per Lisa Fischer.
Donne, le stesse che saranno celebrate da Fiorella Mannoia al timone della Notte della Taranta 2023, il prossimo 26 agosto nel consueto piazzale dell'ex convento degli Agostiniani. Alla «Gazzetta» racconta qualche retroscena di questo impegno, per il quale è stata premiata ieri a Milano con il riconoscimento «Donne, non Pupe», nell’ambito dell’ottava edizione di Passerella Mediterranea, in virtù «della sensibilità che ha sempre dimostrato a sostegno delle tematiche femminili».
Come sta procedendo la preparazione del Concertone?
«Molto bene. Sono piena di orgoglio e gratitudine per questo grande attestato di stima, è una bella responsabilità e ci siamo messi subito al lavoro. Carlo Di Francesco sta curando gli arrangiamenti, per lui è come essere nel Paese dei Balocchi, credo per un percussionista non ci sia compito più divertente in Italia. Mi piace definirlo un “viaggio meraviglioso”, che obbliga anche ad analizzare le nostre origini, da dove veniamo, quali contaminazioni ci hanno abbracciato: tutti i tamburi a cornice sono nordafricani, penso al Sud e penso all’unione tra spagnoli, arabi, albanesi, greci, è una nuova visione di un mondo che conoscevamo solo in superficie. Quella del maestro concertatore è un’esperienza che dovrebbero fare tutti».
Qual è il punto di forza dell’Orchestra Popolare della Notte della Taranta?
«Senza dubbio la grande cultura musicale e popolare salentina che hanno. Li dobbiamo ringraziare perché ci hanno aiutato fin dall’inizio, c’è stata immediatamente sintonia, ci hanno fatto ascoltare le versioni dei canti, come sono stati eseguiti in precedenza e come sono cambiati nel corso degli anni. Il loro apporto è fondamentale e voglio valorizzarli».
Nella conferenza stampa di presentazione dichiarò che le sarebbe piaciuto lavorare su una performance al femminile per sottolineare le storie di donne della tradizione popolare. State costruendo qualcosa in questo senso?
«Sicuramente voglio coinvolgere le voci femminili dell’Orchestra, che sono meravigliose, evidenziarle e cantare insieme a loro. È sicuramente un tema che stiamo affrontando, anche nella ricerca delle canzoni dove la figura della donna è molto ricorrente, sia nelle melodie d’amore, sia per le loro condizioni di lavoro nei campi, per l’accettazione quando venivano date in sposa a uomini che non volevano. Sono storie semplici ma struggenti, degne di essere conosciute»
E con il dialetto salentino come va?
«Devo studiare! Mi sto impegnando così come faccio quando devo cantare in napoletano, cerco di pronunciare le parole al meglio, per essere il più fedele possibile. È una forma di rispetto quando si canta nelle varie lingue, sia in Italia che all’estero. Non posso promettere che non ci sarà qualche scivolone, ma ce la sto mettendo tutta».
Sarà un’estate impegnata, tra Concertone e tour insieme a Danilo Rea, solo piano e voce circondati da centinaia di candele…
«Siamo tornati all’essenza: nessun proiettore, nessun effetto speciale, solo noi due e la musica. È stata una sfida, ma mi sto divertendo molto: all’inizio ero un po’ preoccupata, un intero concerto da sola, non puoi contare su nessun altro, ma ora vedendo la reazione del pubblico mi accorgo di quanto sia bello».
Tirando le somme, cosa aspettarci da questo Concertone targato Fiorella Mannoia?
«Tanto divertimento: è fondamentale soddisfare la piazza, perché è un pubblico colto, che conosce tutte le canzoni a memoria, ha vissuto altre edizioni. Superare questo esame è importantissimo, farò del mio meglio».
E anche se non si sbottona sugli spoiler, ci dà qualche indizio sulle performance che vedremo sul palco?
«Non faccio nomi, ma una cosa ve la svelo: ci saranno artisti molto giovani».