Chissà cosa direbbe Leopardi, il poeta dell’infinito, in questo ultimo scorcio di festività natalizie, del nostro mare e della relativa ‘epifania’, tra laico e sacro. Il grande scrittore che vedremo nel film di Sergio Rubini, ‘rivive’ anche in questi luoghi, complici alcune scene, tra le più significative, girate tra Mattinata e Vignanotica. Penserebbe, forse, che il “naufragar m’è dolce in questo mare” (garganico)? O andrebbe a prevalere quel disincanto tuttavia mai disgiunto dalla speranza, come la ‘ginestra’ ci ricorda, quel fiore che resiste a tutto? Ci fa piacere pensare, in questi giorni, che il pensiero di Leopardi riviva in queste terre che anche solo per un istante si sono offerte quale scenario ideale di un pezzo di rarissima poesia, nel nome di un ‘infinito’ da lui declinato nella forza misteriosa dell’immaginazione in grado di superare quelle barriere che, spesso, la realtà mette a mo’ di paletto, impedendoci di vedere oltre. “Dove il nostro sguardo non giunge, lo fa quello interiore.
L’immaginazione è la forza che abbiamo per superare gli ostacoli, dunque”, sentenzia in un noto passo dello “Zibaldone”. Ed è un punto a partire dal quale snodiamo anche una riflessione cristiana, sostituendo il mare leopardiano alla stella dei Re Magi. Come il mare, la stella appartiene a quel popolo di pellegrini, viaggiatori e anime inquiete che protendono lo sguardo verso l’alto alla ricerca di una manifestazione, appunto, che sappia di epifanico, di divino. Sono riusciti a carpirne il senso i Re Magi – sguardo verso l’altro ma anche piedi in cammino sulla terra – capaci di fare sintesi tra l’inquieto e pratico cercare e, appunto, il senso dell’infinito, quella dimensione dell’alto che, come per il mare leopardiano, sappia dare un senso alla vita, cristiana in questo caso. Tornando allo scrittore e agli scenari garganici, ci auguriamo che sia di buon auspicio per questa terra contrassegnata da tante criticità ma da altrettanti punti di forza; e del resto proprio oltre il cliché del pessimista si è mosso Rubini, abbracciando la scelta di un Leopardi senza cifosi e persino felice. Oltre al più che confortante messaggio della “Ginestra”, c’è, infatti, che Leopardi ci insegna anche a ridere, ma di un riso così intelligente e potente da sconfiggere la morte. “Ridete franco e forte, con una o due persone: tutti quelli che vi vedranno rider così vi guarderanno con rispetto. Chi ha il coraggio di ridere, è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire”.