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Le fratture che viviamo tra persone e territori

 
Mariateresa Cascino

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Mariateresa Cascino

Le fratture che viviamo tra persone e territori

L’impatto è forte sulla coesione sociale

Domenica 15 Settembre 2024, 11:06

Habitat rupestri scavati nella roccia, acqua che scorre e scolpisce il paesaggio, caverne che ti guardano come occhi curiosi e vivi. Lungo i costoni della gravina tira un’aria fina fina, recitano i versi di una vecchia canzone folk. È sempre attraversando la cicatrice terrestre del nostro canyon che vengono in mente pensieri e parole su quanto le crepe e le spaccature che esistono tra persone e territori impattino sulla coesione sociale. Città, Regioni, Stati sono organismi viventi e, come tutti gli esseri vertebrati, se hanno fratture non stanno in piedi. Concordia, unione, resistenza, affiatamento, tenuta, aggregazione, legame: quanti e quali di questi magnifici valori coltiviamo nei campi della politica, dell’amministrazione pubblica, delle imprese e del terzo settore per fare stare in piedi istituzioni, sovrastrutture e hub generatori di sviluppo? Per curare le fratture fisiche e culturali avremmo bisogno di un’equipe multidisciplinare composta da persone visionarie disciplinate ed entusiaste, brave nella cura con terapie utili a far emergere il potenziale inespresso presente nella comunità. Potremmo così dissipare la cappa persistente che opprime creatività, slanci, innovazione, felicità e spezza fili di appartenenza a suon di colpi di sfiducia. Si fa un gran parlare di transizione digitale e di Green Deal, di Gender Gap e occupazione giovanile, mentre dovremmo tenere lontani quei casi umani tristi e chiusi in mondi arcaici, che circolano minacciosi in giro e continuano a dire “abbiamo sempre fatto così”. Per ricucire strappi secolari, dovremmo pure issare pilastri e bandiere bianche per costruire ponti tra i due campanili capoluogo. Anche le lotte di potere, tanto maschili quanto egoiche, non aiutano a cicatrizzare le ferite. Come stare allora in piedi insieme, coesi e uniti, se non si mettono insieme i frammenti per ricucire le fratture? E’ vero o no che l’isolamento strutturale in cui viviamo è soprattutto di carattere culturale, e non è vincolato dalla geografia? Ne sono un esempio anche le recenti Manel (conferenze in cui parlano tutti maschi) in cui, da Nord a Sud, si parla di Basilicata e di Matera e in cui gli unici a proferire parola sono solo uomini. C’è un divario enorme, come la frattura del canyon che taglia la terra carsica, tra chi fa e partorisce percorsi e processi, seguendo le traiettorie della contemporaneità culturale e generando frutti generosi con l’inclusione, e chi si ostina nostalgicamente a voler vivere nel medioevo posticipato e con sguardi esclusivamente maschili. Boicottare leManel medievali, come fanno già tanti scienziati che conoscono l’evoluzione della specie, sarebbe dunque già un ottimo modo per colmare le fratture.

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