Il signor Vittorio si toglie la coppola e questo gesto è il suo buonasera dagli occhi azzurri come il telo stellato che fa da sfondo alla statua dell’Immacolata nella chiesetta che a Carmiano è a lei dedicata. Sbirciando dalla soglia di pietra chiara, mentre le nonne del paese sussurrano la Novena e le fiaccole dei lumini tremano appena dopo il tramonto.
I cesti con i doni della riffa di Natale sono pronti in cima alle scale che portano al terrazzino antico dominato dalle vecchie campane che traguardano le luminarie natalizie e il cielo vasto di un sud che assaggia il primo freddo dell’inverno e l’aria delle feste di dicembre. Si sale piano piano la scala di pietra che porta lassù, una volta in alto si sta nel suono gioioso delle campane che sovrastano ogni altro spartito umano. Quassù c’è ancora una traccia di ultima luce che lascia spazio al principio di un notturno intimo e dolce. Quassù tutto appare semplice e dai comignoli dei camini accesi fumano parole o almeno così mi sembra se guardo attentamente e mi soffermo a valutare quest’atmosfera che profuma di bucce di mandarini gettate nel fuoco insieme alle castagne e alle patate dolci.
Voi non ci crederete, ma dalla chiesetta dell’Immacolata, mi è parso di percepire il fruscìo delle penne impugnate dai bambini che ancora scrivono le lettere a Babbo Natale. So per certo che nella notte dell’Immacolata, un gruppo di amici, tutti adulti, si sono riuniti intorno al fuoco per scrivere dopo molti anni le loro lettere a Babbo Natale. E credo che questa sia una buona notizia da riportare sul giornale, è accaduto un miracolo in Via Piave n. 90, quelle lettere sono state sigillate dalla vera amicizia e dal fuoco buono. Un altro modo di pregare, non troppo diverso, seppur fatto di parole rinnovate e scritte di getto, rispetto a quello canonico che si svolge da secoli dentro la Chiesetta dell’Immacolata in attesa della vostra visita.
Di certo, non si tratta di paragonare il focolare domestico di una casa semplice ad un luogo di culto edificato dopo il rinvenimento di un’icona sacra (una delle immagini trafugate in Oriente a seguito dell’Impero Bizantino) che nel 1640 attendeva di essere spostata dai ruderi di un’antica edicola votiva nei pressi di un pozzo all’altare centrale attributo a Zimbalo nel cuore di questo scrigno edificato tra il 1654 e il 1657 in onore della Madonna. Tuttavia, là dove ritroviamo la parte immacolata dei nostri cuori, rispondiamo Sì all’annuncio della vita stessa.