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Bari, media da far paura cinque slot per negozio

Bari, media da far paura cinque slot per negozio

 
Bari, media da far paura cinque slot per negozio

Venerdì 07 Marzo 2014, 09:10

03 Febbraio 2016, 04:35

di Gianluigi De Vito

BARI - L’invasione è fotografata anche dai numeri: «7mila macchinette». I templi del gioco d’azzardo sono ovunque. In città e in provincia, e parliamo della rete del gioco legale: in 1.375 esercizi sono dislocati 6.154 slot. Tra le tre sale bingo e le 142 sale dedicate sono operativi 1.154 apparecchi di videolottery. Senza contare i volumi di giocato delle 406 sale scommesse. Il totale degli iscritti all’albo provinciale degli operatori del gioco supera le 1.580 unità.

Non è una novità, certo. Ma i numeri tolgono il fiato e danno maggiore consapevolezza di come l’universo del gioco d’azzardo è un magma che invade città e condiziona fette sociali sempre più larghe. Rimaniano al pianeta degli apparecchi di intrattenimento con vincita in denaro. Qualche premessa per orientarsi.

La prima distinzione va fatta tra sale Bingo, sale di videolottery (vlt), e agenzie scommesse con angoli dedicati al gioco (che ospitano anche slot). A Bari e provincia ci sono tre sale bingo.

Per capire il resto va fatta un’altra distinzione. Le sale videolottery, volgarmente definite casinò, sono in pratica negozi dedicati, i cui spazi sono adibiti a ospitare apparecchi di intrattenimento di un certo tipo, le vlt appunto. Luoghi che richiamano a scenari da Las Vegas, eleganti e ben attrezzati e dotati di macchine per il gioco d’azzardo diverse dalle slot (dette anche newslot, per distinguerle dalle vecchie slot, i videopoker, dichiarati illegali). La differenza tra videolottery e newslot? Pur facendo parte della stessa categoria, le vlt prevedono giocate da 10 euro alla volta con vincite fino a 500mila euro. Le slot invece prevedono giocate massime di un euro alla volta con vincite non superiori a 100 euro. Le vincite (il payout al giocatore) sono computate dall’apparecchio, in modo casuale, su un ciclo di giocate complessive di non più di 140mila partite e non devono risultare inferiori al 74% delle somme giocate. Il restante 26% del giocato viene ripartito tra un 13% allo Stato, sotto forma di prelievo erariale unico (preu) e diritti di concessione, e un 13% che si spartiscono i concessionari della rete di gioco e i gestori degli apparecchi. I quali, a loro volta, devono riconoscere un guadagno anche all’esercente che fa installare le slot. Nella contrattazione concessionari-gestori, la parte da leone la fanno i gestori (proprietari degli apparecchi di gioco) perché i concessionari che si limitano a connettere gli apparecchi alla rete, a controllarne il flusso e a pagare il preu hanno percentuali basse di ricavo: uno o due per cento al massimo.

Una prima conclusione: deve essere davvero spaventoso il giro d’affari che movimenta soltanto il mondo delle slot, visto che i dividendi sono su percentuali basse (13%). Ma tant’è.

Torniamo a un’altra differenza: le videolottery non hanno un’«intelligenza propria», funzionano cioè solo se collegate alla rete legale. Sono più attrattive (fanno vincere di più) e hanno maggiore tracciabilità (se scollegate dalla rete si bloccano). E in più le sale dove sono impiantate sono vietate ai minori. Ecco perché le vlt sono in numero inferiore alle slot, ma in sale, dedicate, con volumi di giocato molto più alto. A Bari e provincia, ripetiamolo, le sale di videolottery sono 142; gli apparecchi vlt sono 1.154 (distribuiti anche in sale bingo, centro scommesse e in negozi di gioco dedicati). Vale la pena sottolineare che tutte le sale di gioco d’azzardo legale (videolottery, sale scommesse, sale gioco con vlt) debbono essere autorizzate dalla Questura.

Le slot invece sono molto più diffuse. Anch’esse sono collegate alla rete telematica sotto controllo, ma possono essere installate anche in esercizi pubblici come bar, ristoranti, alberghi, edicole, tabaccherie. Tutti questi apparecchi, comunque, non necessitano dell’autorizzazione della Questura ra. A Bari e provincia il numero degli esercizi (sale gioco dedicate, bar, tabaccherie e altri) che hanno slot sono 1.375 mentre il numero degli apparecchi installati ha raggiunto quota 6.154: è stata raggiunta una media di quasi 5 slot per ogni singolo esercizio.

Altra cosa sono le sale scommesse. Quelle della rete legale sono 406, una quota che comprende anche negozi con corner per le scommesse.

La percezione della realtà è però un’altra: le sale scommesse sono di più di 409. Vero. Ma non sono nella rete legale controllata dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm ex Aams) e gestita da Sogei, società del ministero dell’Economia e delle Finanze. Eppure vivono e vegetano. Anzi sono più affollate perché offrono quote di vincita maggiori. Possono operare grazie al fatto che chiedono una autorizzazione come Centri di trasmissione dati (Ctd) perché dichiarano di raccogliere le scommesse e di trasferirle su piattaforme estere (lo si intuisce dal dominio «.com»). I siti spesso vengono interdetti e le sale il più delle volte chiuse. Ma poi ricompaiono e le sale riaprono perché i gestori vincono la battaglia giudiziaria davanti al Tar o al Consiglio di Stato.

Ma questo è solo una parte del problema. Accade anche che alcuni Ctd siano nati come sale di videogames e col tempo si siano trasformati anche corner di videlottery o di scommesse: sono nate con tanto di autorizzazione e poi hanno ottenuto altre autorizzazione di appoggio. Non basta. Un altro pezzo, e pure grosso, del problema dei controlli, è dovuto al fatto che molte sale scommesse-ctd nascono con altri tipi di autorizzazioni: cartolibreria, fotocopisteria, compravendita di dischi.

Guardia di finanza, Polizia postale, Carabinieri e agenti delle Dogane e dei Monopòli controllano a tappeto questi esercizi. Ma le sanzioni sono spesso un prezzo messo in conto. La repressione, insomma, non è così efficace.

Ma scatta eccome. All’Agenzia delle dogane, i 15 dei 76 agenti che compongono il nucleo barese di controllo sul gioco d’azzardo hanno da monitorare 1.583 operatori iscritti all’albo. E nell’albo ci sono tutti: concessionari, gestori e proprietari di apparecchi, costruttori di macchinette, esercenti.

L’Adm in sostanza verifica le autorizzazioni, controlla il flusso di entrata e di uscita di ogni apparecchio (il contatore) e fa verifiche fiscali.

L’elenco regionale degli operatori del gioco d’azzardo legale è più ampio e nel 2013 l’Adm ha accertato nei 1346 controlli un 12% di violazioni comminando sazioni per due milioni di euro. Eppure tutto questo non frena le holding criminali che investono sul gioco.
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