BARI - «Andava fuori la palla!». L’ex portiere del Bari Jean Francois Gillet è leggermente piegato, forse ha le mani giunte. Sotto di lui, sdraiato sul terreno di gioco a cavallo della linea della porta c’è Andrea Masiello che ha appena realizzato l’autogol nel derby vinto dai giallorossi 2-0 allo stadio San Nicola. Quella foto scattata il 15 maggio 2011 potrebbe essere ritoccata a mo’ di fumetto. All’interno della nuvoletta, infatti, si potrebbe scrivere, appunto «Andava fuori la palla!». Queste le parole che Masiello ricorda gli furono dette dal compagno di squadra, incredulo per il gesto. Il particolare emerge da uno degli interrogatori cui è stato sottoposto il calciatore. L’atto fa parte delle migliaia di pagine allegate all’avviso di chiusura indagini notificato venerdì scorso all’ex presidente del lecce Pierandrea Semeraro, all’imprenditore leccese Carlo Quarta, a Marcello Di Lorenzo, amico di Gianni Carella e Fabio Giacobbe. L’accusa è frode sportiva.
Un gesto passato ai raggi X nel corso dell’interrogatorio condotto dal Procuratore della Repubblica di Bari Antonio Laudati.
Masiello: (...) Fatto sta che poi in campo feci l’autogol, alla fine... gli ultimi 5-10 minuti feci un autogol volontario e appunto per far sì che questa cosa qui (la combine nel derby, n.d.r.)» .
Laudati: «Di questo voglio capire un attimo una cosa, diciamo per come capisco io il calcio fare un autogol volontario è difficile dal punto di vista tecnico (...) cioè secondo me bisogna essere tecnicamente bravi per fare delle cose...».
Masiello :«Va bene, io rivedendolo mi sono anche un po’ messo a ridere perché poi sono cascato male e non...»
Laudati :«Diciamo come ha fatto?».
Masiello :«Guardi, io sinceramente quando faccio la corsa verso la porta, io sapevo che vicino alla porta, non mi sono reso conto... cioè dentro lo specchio della porta o fuori rivedendo le immagini ero fuori. Ho cercato in tutti i modi di toccarla verso la porta, questo è stato... andata a finire di palo anche cioè...».
Il Procuratore quasi non crede alle sue orecchie.
Laudati :«No, perchè secondo me bisogna essere bravissimi per fare...».
Masiello :«No, no, infatti, infatti (termine incomprensibile) non ci arrivava».
Laudati :«Infatti quello arrivò proprio di palo, eh!»
Masiello :«Sì, niente, fatto sta che poi a fine agosto...».
Masiello racconta tutto. L’idea della combine, ad esempio, nasce in un bar nel quartiere Poggiofranco dove, a detta di Masiello, Carella e Giacobbe gli dicono che «c’era un loro amico disposto a dare una somma importante di denaro». Carella tira fuori dal portafogli un assegno di 300mila euro. «Disse che questo suo amico qua di Lecce aveva preso impegno che i soldi... l'assegno me l'aveva dato, io ho visto solamente la cifra, non ho visto la firma, non mi ricordo».
Tornado al campo Masiello racconta della pacca sulla spalla di Vives, quale segnale per dire che la partita era fatta e parla dello scambio delle maglie negli spogliatoi come altro gesto in codice.
Ma è sul «dopo derby», a sconfitta avvenuta, che Masiello, sempre stimolato dalle domande di Laudati, aggiunge un particolare quasi da commedia. Sul cellulare gli arriva una foto in cui «Giacobbe, Carella e Di Lorenzo fanno segno così con la mano come a dire 300». Tre dita che vogliono dire 300mila euro anche se poi la cifra scenderà a 230mila. Il prezzo, secondo la Procura, per truccare un derby.