Il filone eretico del titolo viene poi sviluppato con ironia nel brano 'Il dito medio di Galileo' e nella canzone-indovinello 'Sono il tuo sogno eretico', in cui le tre strofe sono dedicate a tre celebri eretici (Giovanna D’Arco, Girolamo Savonarola e Giordano Bruno) senza mai nominarli. Ma il brano destinato a suscitare più di qualche polemica è certamente 'Legalize the premier'. Già il ministro Gianfranco Rotondi ieri aveva criticato il video di 'Goodbye Malinconia', singolo che ha antipato l’labum, cantato insieme all’ex Spandau Ballet Tony Hadley e dedicato ad un’Italia che va a rotoli da cui fuggono tutti («Cervelli in fuga, capitali in fuga, migranti in fuga dal bagnasciuga», canta Caparezza) e cliccatissimo su YouTube. Ora il brano sul premier entra a gamba sull’attualità, anche se Michele Salvemini (questo il vero del cantautore) chiarisce che «questo, come tutti gli altri brani del disco, è stato scritto prima dell’estate: ma di materiale ce n'era in abbondanza già allora».
Il testo «più di pancia dell’album - per stessa ammissione dell’autore - è 'Non siete Stato voi': è il pezzo più serio che abbia scritto finora». Un brano che inizia così: «Non siete Stato voi che parlate di libertà come si parla di una notte brava dentro i lupanari. Non siete Stato voi che trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminari...».
Nel brano 'Il dito medio di Galileo', Caparezza immagina poi a modo suo la vendetta di Galilei: «L'ho scritto dopo aver scoperto che nel museo della scienza di Firenze è realmente custodito il dito medio di Galileo, strappato al cadavere dello scienziato durante una riesumazione. Nel pezzo porto in processione questa reliquia laica che, infilata nell’opportuno orifizio, trasforma gli uomini-pecora in uomini e basta. E come se Galielo dicesse: 'Mi avete confinato, mi avete costretto all’abiura, ed ora tiè!», spiega il musicista.
In 'Cose che non capisco', il rapper se la prende invece con certa televisione: «Io amo la tv in realtà - dice - proprio per questo non amo la banalizzazione. Sono del '73, sono cresciuto con la tv. Ma non mi piace com'e diventata, la pochezza intellettuale, l’esibizione della viva privata, gli opinionisti a go go, le liti indotte a scopo Auditel e il fatto che non ci sia più la musica in tv».
E Sanremo? «Non l’ho visto, ho guardato su internet solo Benigni e l’ho trovato grande». E le canzoni in gara? «Per me le canzoni non devono fare gare, le gare lasciamole allo sport», conclude.
Così, nel brano cantato insieme ad Alborosie, siciliano trapiantato in Jamaica e diventato una celebrity del reggae, Caparezza canta: «Ogni capo deve avere un capo di imputazione». E ancora: «Mi atteggio da messia ma non mi fido di Pietro, io mi fido solo di chi dice: 'Firmo il decreto!'». Fino al verso che sembra un riferimento al sexygate: «Ora che sei castaman hai caste amanti, hai qualche minorenne nei tuoi tanti party. Sono abituato alle reazioni politiche - dice Caparezza - perchè già in passato ho toccato argomenti politici e ci sono state reazioni forti. Ma se qualche testo è molto duro si deve al fatto è dichiaratamente eretico. Io mi sento eretico nel senso che adoro scardinare i dogmi, siano essi religiosi, politici o sociali. Io la risposta: 'E' così e bastà la cancellerei per sempre. E poi un artista fa questo: osserva la realtà che lo circonda e la imprime come una foto nella musica».
Ma i dogmi da confutare non si limitano per Caparezza a Palazzo Chigi: «Un cantante che dice 'Chi se ne frega della musica' dice un’eresia. Ma mi piace scardinare anche il dogma che la musica sia così importante». Per Caparezza il brano manifesto dell’album è 'Il mio sogno eretico': «Ho voluto rendere omaggio a tre celebri eretici finiti al rogo. Quello a cui sono più affezionato è Giordano Bruno, il più intellettuale, Savonarola mi assomiglia di meno è più moralista e Giovanna D’Arco troppo scriteriata».
















