Tutti assicurano che «non ci sono problemi» e «la quadra si troverà». Ma la diversa urgenza con cui nel centrodestra si guarda al dossier Regionali conferma che l’intesa sui candidati non è dietro l’angolo, soprattutto per quanto riguarda il Veneto, ma anche per la Puglia dove c’è una divergenza nella coalizione tra la scelta di un politico e quella di un civico. Ieri si è dimesso da Confindustria l’ex presidente Sergio Fontana e qualcuno ha interpretato questo passaggio come un segnale dopo il forte corteggiamento ricevuto dal fronte conservatore per una possibile candidatura a governatore. Nelle prossime ore le indiscrezioni potrebbero avere ulteriori conferme. La Lega intanto rivendica il Veneto apertamente, senza contemplare uno scambio che garantirebbe a FdI la scelta del front runner in Lombardia fra tre anni. «Noi vogliamo mantenere le Regioni che governiamo, anche senza il terzo mandato - afferma il segretario lombardo Massimiliano Romeo -. Devono restare alla Lega, poi eventuali compensazioni si possono trovare in altri contesti». Nel partito di Giorgia Meloni c’è molta più prudenza, e su una linea simile si sta muovendo Forza Italia.
«Vedete quello che succede nel mondo? Ci sono cose più urgenti - ha tagliato corto Antonio Tajani rispondendo a chi gli domandava aggiornamenti -, il dovere istituzionale prevale sull’attività di partito. Visto che non si vota domani mattina... Ci sono ora le elezioni in Marche e Val d’Aosta, poi Calabria, Toscana, e poi le altre tre. Si vedrà. Si vota a fine novembre». Per Veneto, Campania e Puglia si profila il voto nell’ultima finestra possibile, il 23 novembre. Quindi ci sarebbe tempo fino al 25 ottobre per presentare le liste.
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