Circa il 42% di oltre 3mila operatori sanitari pugliesi ha riferito di essere stato vittima di violenza sul posto di lavoro, con il 29% che ha subito aggressioni nell'ultimo anno. È quanto riportato in uno studio pubblicato sulla rivista “La Medicina del Lavoro”, organo della Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML), che ha coinvolto 3242 dipendenti del Sistema Sanitario Regionale pugliese tra dirigenti medici, infermieri, OSS ed altre figure professionali. A loro è stato chiesto di rispondere in forma anonima ad una serie di quesiti presenti nel questionario Workplace Violence in the Health Care Sector, redatto dalle più importanti istituzioni internazionali, tra le quali anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Le categorie maggiormente interessate dal fenomeno delle aggressioni ai sanitari sono i medici (34,7%), gli infermieri (32,9%) e i farmacisti ospedalieri (31,9%). In particolare, il 40% dei lavoratori dediti all’assistenza delle prime fasce d’età della popolazione ha riferito di aver subito un episodio di violenza nell’ultimo anno.
La maggioranza (91%) degli episodi violenti è avvenuta all'interno delle strutture ospedaliere, con un rischio di aggressione particolarmente elevato durante i turni notturni (35,1%).
In tale analisi, un importante fattore di rischio associati al verificarsi dell’evento violento sembra inoltre essere rappresentati da un’anzianità lavorativa inferiore a 5 anni (38,5% dei soggetti).
La violenza verbale rappresenta il tipo di aggressione più comune (87%), tuttavia, le percentuali di violenza fisica (12%) e di molestia sessuale (3%) nell'ultimo anno risultano preoccupanti.
L'analisi infine rivela che i soggetti che si identificano con un genere non binario sono stati colpiti in misura maggiore da episodi di violenza nei luoghi di lavoro (39,5%) rispetto agli operatori di sesso maschile e femminile.
Nella popolazione reclutata, 71 soggetti (2,2%) hanno riportato lesioni fisiche a seguito dell’aggressione, e di questi il 49% ha dovuto assentarsi dal luogo di lavoro, per un periodo della durata superiore alle due settimane nel 21% dei casi.
In tali situazioni, appare rilevante come il 29,5% dei soggetti aggrediti non riesca ad identificare la motivazione scatenante l’episodio di violenza, mentre le cause degli altri episodi sembrerebbero essere legate a mancato o ritardo dell’elargizione della prestazione nel 15% dei casi, alla comunicazione di notizie infauste nel 5% dei casi, o all’interazione con pazienti psichiatrici o in stato di agitazione psicomotoria nel 4,2% dei casi.
I soggetti che hanno riportato lesioni fisiche nella maggioranza dei casi appartengono alla categoria professionale degli infermieri (40%), mentre nel 13% dei casi risultano essere medici e nel 14% dei casi appartengono a professioni sanitarie o di interesse sanitario. Nel 46,6% dei casi, infine, gli operatori che hanno riportato lesioni fisiche interagivano per la maggior parte della loro attività lavorativa con utenza psichiatrica o affetta da disabilità psichica.