La Corte costituzionale ha respinto il ricorso del governo contro la legge regionale pugliese 22 che a maggio 2024 ha introdotto l’obbligo di vaccinazione contro il Papilloma virus. La norma ha introdotto prevede che l'iscrizione a tutti i percorsi d'istruzione nella fascia 11-25 anni sia subordinata alla presentazione di documentazione attestante l‘avvenuta vaccinazione o il relativo rifiuto.
Non si tratta di un vero e proprio obbligo, perché la Puglia ha fatto ricorso a un inedito concetto di «dissenso informato»: all’interessato non è infatti richiesto necessariamente il vaccino, ma basta dimostrare di aver svolto un «colloquio informato» con il personale del centro vaccinale. La legge era già finita anche nel mirino dell’Autorità garante della privacy, che aveva posto alcuni paletti sul tema del certificato vaccinale e dei suoi contenuti. L’impugnazione era stata annunciata all’epoca dal sottosegretario alla Salute, il barese Marcello Gemmato.
L’assessore regionale al Bilancio, Fabiano Amati, parla di «una notizia meravigliosa» a proposito della decisione della Consulta (la Regione è stata rappresentata dagli avvocati Rossana Lanza e Libera Valla). «Si tratta di una strategia d’urto per conseguire la più ampia vaccinazione contro il Papilloma virus umano. Siamo i primi e ancora gli unici in Italia e spero che il Governo nazionale ci imiti con una legge statale, piuttosto che ostacolarci com’è avvenuto in questo caso».