BARI - Yasmine salvata una settimana fa al largo di Lampedusa aggrappata ad una camera d’aria è solo l’ultima storia di un minore migrante non accompagnato che è arrivato sulle nostre coste. Una bimba di 11 anni che ora dovrà percorrere un ulteriore percorso di dolore e ricostruzione di un’identità, che il mare e la disperazione spesso cancellano. Al fianco di questi bambini oltre alle Istituzioni c’è una rete nazionale di tutori, volontari che si fanno carico di questi corpi e anime segnati dalla sofferenza. «Il tutore volontario agisce come figura chiave di raccordo tra Istituzioni e minori, garantendo il loro benessere e crescita in un contesto di solidarietà ed inclusione», spiega Enzo Tritto presidente dell’associazione Tutori Msna Puglia che solo pochi giorni fa ha partecipato a un incontro nazionale a Ferrara dove si è riunita la rete nazionali di 15 associazioni regionali che fanno capo l’associazione nazionale «Tutori in rete».
«Abbiamo avuto modo di confrontarci, scambiarci prassi. Purtroppo in alcune regioni italiane pochi conoscono l’opportunità di essere un genitore sociale e di potersi donare – sottolinea -. E invece è una esperienza che ti arricchisce. Io da qualche anno ho accolto Mamadou che, arrivato dalla Costa d'Avorio a soli 15 anni, ora piano piano è entrato a far parte della mia famiglia e della comunità molfettese dove viviamo. Ci sono regioni di eccellenza come la Toscana con Tribunali per i minori che riesce a garantire un tutore per ogni minore solo, altri come a Bologna che invece fa pochissime nomine e lascia i ragazzi allo sbaraglio non appena compiono i 18 anni».
In questo scenario anche la Puglia non brilla: il Tribunale e il Garante per i minori fanno un ottimo lavoro, ma i numeri sono completamente sbilanciati, ci sono anche dieci nomine di minori per un singolo tutore.
«Chiaramente sono situazioni che appesantiscono moltissimo il carico sui tutori – continua Tritto -. In Puglia ci sono al momento 750 minori migranti non accompagnati e meno di 100 tutori attivi».
Serve di più, tanto che l’appello è a farsi avanti «perché nessun ragazzo debba sentirsi solo».
A breve partirà in Puglia un corso di formazione per quanti si offrono come tutori, l’obiettivo è strutturare sia un sistema di accoglienza più equo, offrendo ai ragazzi un riferimento umano ed affettivo essenziale, sia preparare adeguatamente il tutore volontario in modo che non si debba mai sentire solo e soverchiato dalle responsabilità.
«Un minore migrante che da solo arriva nel nostro Paese si porta dietro una storia di grande sofferenza – racconta Tritto -. Il ruolo del tutore che affianca le comunità di accoglienza, i servizi sociali e tutti gli enti istituzionali coinvolti, è essenziale. Non solo per aiutare il ragazzo nello sbrigare le pratiche burocratiche, ma per farlo sentire accolto. Per avviarlo in quel percorso di inclusione che ne farà un cittadino consapevole e un uomo che sa di essere amato. Perché è sempre l’amore che fa la differenza nella vita».