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Ricettazione e traffico illecito di reperti archeologici: 4 arresti tra Puglia e Lazio

 
Redazione online

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Il sodalizio, con 32 indagati, aveva base nelle province di Bari, Foggia e Bat: tutto era gestito da una fantomatica casa d'aste con sede ad Anversa che proponeva la vendita di beni rubati da aree archeologiche

Mercoledì 04 Dicembre 2024, 08:22

10:36

BARI - Sono 4 le persone arrestate dai Carabinieri fra la Puglia e il Lazio, su richiesta del tribunale di Bari, e ritenute a vario titolo responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici.

L’ordinanza, che vede 32 indagati, scaturisce dall'indagine “Art Sharing” avviata nel 2020 e che ha portato alla disarticolazione di un sodalizio criminoso dedito allo scavo clandestino, operato da tombaroli e trafugatori esperti, per l’impossessamento illecito e furto di beni culturali appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato, alla conseguente ricettazione tramite uno stabile canale di approvvigionamento illecito e una consolidata rete logistica finalizzata all’occultamento, alla determinazione del valore, alla predisposizione di documentazione accompagnatoria per l’attribuzione di un’apparente lecita provenienza dei beni, nonché al trasporto mediante mezzi idonei e strategiche comunicazioni atte a eludere eventuali investigazioni, oltre alla successiva uscita ed esportazione illecita dal territorio italiano, potendo contare sulla stabile disponibilità all’acquisto da parte di soggetti, anche stranieri, a vario titolo coinvolti nella catena della ricettazione.

Il sodalizio aveva basi operative nelle province di Bari, Bat e Foggia e con diramazioni nel Lazio, Emilia Romagna, Repubblica di San Marino, nonché in Belgio e Spagna. In particolare, l’intero traffico illecito di reperti archeologici veniva gestito attraverso una fantomatica casa d’aste denominata “Costa's Gallery”, con sede nella città belga di Anversa, riconducibile a due dei soggetti colpiti dalla misura cautelare, che proponeva la vendita dei beni prevalentemente apuli ed etruschi, illecitamente trafugati da aree archeologiche dell’Italia centromeridionale, a gallerie e case d’asta in vari paesi europei ed americani.
Tra i circa 300 oggetti recuperati figurano vasi ceramici con decorazioni (in particolare due Hydria a figure rosse, tre Kylix a vernice nera, due Lekanis a figure rosse, una Oinochòe a bocca trilobata), oltre duecento monete in argento e bronzo di varie epoche, molte coniate da zecche dell’antica Puglia, anelli in bronzo e pendagli, vari metal detector e attrezzature per lo scavo, false attestazioni di provenienza dei reperti e apparati informatici utilizzati per le trattative e le transazioni commerciali. Emergono, fra essi, un eccezionale sarcofago di marmo risalente all’epoca romana imperiale rinvenuto in Belgio e quindici sculture etrusche rinvenute in Spagna, unitamente ad altri reperti ceramici risalenti al V-III sec. a.C. di provenienza italiana.

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