BARI - La Puglia sostiene il referendum contro la legge attuativa dell’Autonomia differenziata, ma non si limiterà a partecipare insieme alle altre quattro Regioni guidate dal centrosinistra. La strategia per contrastare l’iniziativa del governo passa infatti attraverso l’impugnazione diretta della legge davanti alla Corte costituzionale: l’Autonomia differenziata voluta dalla Lega - questa la traccia di lavoro - invade e rende inefficaci le prerogative che la Carta assegna alle Regioni, lasciando allo Stato enormi margini di discrezionalità.
La legge Calderoli approvata il 19 giugno (pubblicata il 26 e in vigore dal 13 luglio) dà attuazione alla riforma in senso federalista della Costituzione datata 2001, e consente di attribuire «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» alle Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta. Significa che le Regioni potranno gestirsi da sé su 23 materie: tutte quelle a legislazione concorrente (a partire dalla sanità), sia tre materie finora demandate alla competenza esclusiva dello Stato (un pezzo della giustizia, l’ambiente e le norme generali sull’istruzione). Per alcune materie (sono 14 tra cui ad esempio sanità, istruzione e trasporti) è prevista l’applicazione dei Lep, i livelli essenziali di prestazioni che devono comunque essere garantiti in tutte le Regioni, anche in quelle che non chiederanno l’autonomia rafforzata. Sulle dotazioni finanziarie e sulla stessa elaborazione dei Lep c’è buio fisso: nonostante ciò Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno già chiesto di partire.
Già a marzo, su iniziativa del capo dell’Avvocatura, Rossana Lanza che ne ha assunto il coordinamento, la giunta regionale pugliese ha costituito un gruppo tecnico per lo studio dell’Autonomia differenziata...