BARI - Ci sarebbero omissioni nella trascrizione delle intercettazioni ambientali che sono alla base dell’inchiesta della Procura di Bari sugli appalti del dissesto idrogeologico. È la tesi della difesa di Elio Sannicandro, ex direttore generale dell’Asset, che ha fatto appello al Tribunale del Riesame contro il «no» del gip Battista alla revoca dell’interdizione dai pubblici uffici decisa a novembre.
Sannicandro è accusato dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani di aver accettato 60mila euro dall’imprenditore lucerino Antonio Di Carlo in cambio della promessa di tre appalti, comunque mai aggiudicati. L’indagine nasce proprio da una registrazione nascosta effettuata nel 2020 da un ingegnere barese, Gianmario Conforti (a sua volta a processo a Bari per istigazione alla corruzione e turbativa), con Di Carlo.
Secondo la difesa di Sannicandro (avvocato Michele Laforgia) la trascrizione della polizia giudiziaria avrebbe lasciato fuori parti importanti e non ricostruirebbe in maniera compiuta il senso di quella conversazione, dando per scontato un pre-esistente contatto personale tra l’ex commissario al dissesto e l’imprenditore che invece - dice la difesa - non c’è mai stato. Inoltre l’accusa non avrebbe considerato che lo stesso Di Carlo rappresentava all’interlocutore la difficoltà di avvicinare Sannicandro, esprimendo dubbi sulla sua propensione ad accettare un patto corruttivo...