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«Tanti emigrati di ritorno, ma poche nascite in Puglia»: i numeri di Tedesco (Inps)

 
Marisa Ingrosso

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Marisa Ingrosso

«Tanti emigrati di ritorno, ma poche nascite in Puglia»: i numeri di Tedesco (Inps)

I rientri non pareggiano il calo demografico: «Gli extracomunitari che si sono insediati e i pugliesi ristabiliti qui, sono ormai superiori agli stessi che sono andati via»

Martedì 21 Novembre 2023, 12:54

Complice un reddito pro-capite che è pari ai due terzi di quello nazionale e ad un’elevata qualità della vita, non soltanto sono sempre più i pugliesi che stentano a lasciare la regione ma, soprattutto, si assiste al fenomeno del ritorno in regione dei pugliesi. L’analisi è del direttore regionale Puglia dell’Inps, Vincenzo Tedesco, che ha risposto ad alcune domande della Gazzetta, a margine della presentazione agli studenti dell’Università degli Studi di Bari del XXII Rapporto Annuale dell’Istituto di previdenza.

Direttore il «Rapporto» prende in esame lo stato di salute del sistema del welfare nel 2022, c’è un disallineamento tra i dati nazionali e quelli regionali?

«No. Anche in Puglia il 2022 è un anno di ripresa economica con effetti positivi anche sull’occupazione, anche femminile, e con una crescita dei contratti a tempo indeterminato. Però, mentre a livello del Centro-Nord i livelli occupazionali sono migliori, cioè hanno superato sia quelli del 2019, cioè il livello prepandemico, e sia quello ante-crisi finanziaria del 2007, al Sud e anche in Puglia c’è un recupero, ma di importanza minore. Nel Mezzogiorno i livelli del passato non sono ancora stati recuperati, abbiamo recuperato soltanto i livelli prepandemici».

Circa l’emigrazione dei lavoratori al Nord?

«L’andamento migratorio è particolare, nel senso che, se parliamo di popolazione, i flussi demografici evidenziano che la Puglia perde abitanti, però il flusso migratorio addirittura sarebbe positivo, benché non pareggi il calo delle nascite».

Si tratta di pugliesi di ritorno?

«Non necessariamente soltanto pugliesi. In questo momento, parliamo di un dato 2022, gli extracomunitari che si sono insediati in Puglia e i pugliesi di ritorno, sono superiori ai pugliesi e agli extracomunitari che sono andati via. Io credo ci siano molti più pugliesi che vogliono rimanere a lavorare nella loro regione. Lo vediamo anche con i concorsi i pubblici. Mentre in passato c’era necessità di lavoro e si andava via, ora abbiamo tantissimi pugliesi che appena possono (anche nel mio ente) rientrano a lavorare al Sud, cercano di tornare al Sud, e ci sono tanti meridionali che non accettano più il posto di lavoro pubblico al Nord. Una cosa che, quando ero giovane io (il direttore in realtà è giovane giacché è classe 1965; ndr), accadeva molto più di rado».

E come lo spiega?

«Per esempio, in Puglia il reddito pro-capite 2022 è stato i due terzi rispetto a quello nazionale però poi il costo della vita è anche diverso e magari l reddito pro-capite non si contempla altri vantaggi che ci sono in Puglia, come la qualità della vita. Quindi quello che stiamo notando è che, più che in passato, si tende a rimanere nella propria regione».

La Cgia di Mestre ha appena pubblicato uno studio secondo cui il numero di pensionati al Sud ha superato il numero dei lavoratori e la Puglia è al secondo posto dopo la Sicilia, cioè la Puglia aggraverebbe lo squilibrio nazionale. Ma è proprio così? Oppure non sono contemplati i lavoratori pugliesi che lavorano al Nord?

«Credo che la risposta è sia quella che lei ha dato. È vero che in Puglia, su 3,9 milioni di abitanti abbiamo oltre un milione di pensionati, ma loro in quanto tali hanno maturato i loro diritti lavorando. Se guardiamo le pensioni invalidità, vecchiaia e superstiti, evidentemente molti hanno lavorato non solo al Meridione ma anche al Nord, ma poi sono rientrati al Sud per godere la pensione. Se poi si fa riferimento all’invalidità civile sì: in tutte le regioni del Sud e nel Lazio sono molto più alte di quelle del Nord. A livello complessivo però la spesa per invalidità civile è l’8% rispetto a quella totale. Il grosso del pagamento delle pensioni, il 92%, è pagato sulle pensioni versate, non c’è alcun regalo ai pensionati, c’è un lavoro e una contribuzione a monte. Il sistema di pagamento delle pensioni ordinarie non è assistenziale».

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