Più volte definita tra le «regioni più belle del mondo» dal prestigioso «National Geographic», la Puglia oltre alle bellezze culturali, paesaggistiche e artistiche, offre a tutto il mondo tantissimi prodotti, soprattutto agroalimentari, conosciuti e apprezzati in ogni angolo del pianeta. Peccato però che nel primo semestre 2023, a differenza di quanto è avvenuto a livello nazionale con un settore export in crescita in quasi tutta Italia, la Puglia abbia perso l'1,4% di vendite all'estero. A rilevarlo è stato l’Istat che ha evidenziato come la situazione sia particolarmente difficile nel territorio di Bari, dove il calo è stato del 3%.
A soffrire maggiormente sono le esportazioni dei prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (-18% rispetto al 2022), ma anche di quelli petroliferi raffinati (-15%), dei prodotti in metallo (-23%) e della chimica (-40%).
«La Puglia risente ancora delle difficoltà dell'ex Ilva - commenta il vicepresidente di Confindustria Bari e Bat con delega all'internazionalizzazione, Francesco Divella -. A queste si aggiunge anche un brusco calo (-40%) dell'export della chimica, in particolare della gomma e della plastica. Si tratta di un comparto fortemente energivoro che, per questo, ha risentito molto nei mesi scorsi dell'aumento dei costi energetici e di quelli petroliferi».
Sono confortanti invece i risultati dell'export regionale dell'industria alimentare (+16,5%) e quelli della meccanica, con una vivace ripresa delle vendite estere di autoveicoli (+28%).
Divella esprime preoccupazione, in particolare, per «la frenata dell'economia tedesca, che è tra i principali mercati per i beni italiani e pugliesi». A risentire della debolezza del mercato tedesco sono stati siderurgia, produzione di materie plastiche e l'export di calzature.
«Una nota positiva - conclude Divella - viene invece dall'industria alimentare che ha rinforzato la sua presenza sul mercato tedesco, nonostante tutto. Un esempio: il lattiero-caseario pugliese ha raddoppiato le sue vendite, passando da 5.499.211 euro a 10.324.326 euro, e ha quasi raddoppiato anche l'industria casearia barese, salita da 5.131.077 a 9.753.391 euro di export».
Nello specifico, secondo quanto è emerso dall’utimo studio condotto dall’Osservatorio economico «Aforisma», diretto dal data analyst Davide Stasi, in Puglia Bilancia commerciale negativa per 844 milioni di euro (5.019.402.527 euro di export contro i 5.863.346.609 euro di import).
Riguardo ai prodotti maggiormente esportati all’estero, i valori più alti si registrano per gli autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (710.539.100); prodotti alimentari (591.900.001); macchinari e apparecchiature (545.955.557); prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (338.418.127); prodotti agricoli, animali e della caccia (317.837.951); articoli in gomma e materie plastiche (239.065.594); petrolio greggio e gas naturale (238.396.655); altri mezzi di trasporto (234.921.753); prodotti chimici (232.600.209); articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili (227.344.067).
«Le esportazioni – spiega Davide Stasi – rappresentano un utile indicatore per comprendere lo stato di salute della produzione interna e del commercio mondiale. Nel precedente trend di crescita è stata molto significativa l’impennata dei prezzi e in generale dei listini. L’incremento è stato è dovuto di più all’inflazione che ad un aumento dei volumi che sono cresciuti molto meno. Attraverso l’andamento dell’export, infatti, si può monitorare la competitività del sistema economico pugliese e la sua capacità di raggiungere gli altri Paesi che possono rivelarsi strategici per lo sviluppo del territorio. Le vendite oltreconfine per la Puglia – aggiunge Stasi – continuano ad essere sopravanzate dagli acquisti di carbone e di altre materie prime, soprattutto per effetto dell’energia, trend che manda al tappeto la nostra bilancia commerciale a livello regionale. L’export non è solo un’opportunità in più, ma quasi un obbligo per poter accrescere le quote di mercato».