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Tari, Brindisi e Taranto fra le 10 città più care d'Italia: l'elenco completo

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

Tari tassa sui rifiuti

A dimostrarlo è uno studio condotto dal servizio Lavoro, coesione e territorio di Uil, che ha elaborato i costi in 107 Comuni. Aumento del 70% a Potenza

Lunedì 15 Maggio 2023, 19:52

16 Maggio 2023, 21:10

I redditi calano, le famiglie sono in difficoltà e intanto le bollette aumentano. Anche quella sulla Tari, la tassa che viene pagata sui rifiuti. Per i servizi di raccolta e smaltimento della spazzatura, infatti, i prezzi nel 2022 sono aumentati del 3,7%.
A testimoniarlo sono i dati di una ricognizione effettuata dalla Uil: la media del costo della Tari in Italia è stata di 325 euro nello scorso anno.

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L’aumento segnalato non è solo quello dell’ultimo anno, ma anche rispetto agli ultimi cinque anni: la tariffa sui rifiuti fa segnare, mediamente, un +7,7%. Insomma, non c’è soltanto il tema dal caro bollette elettriche e del gas
che pesano sui consumi delle abitazioni, ma anche il tema delle tariffe della raccolta dei rifiuti solidi urbani.
Tariffe che pesano sul bilancio delle famiglie, soprattutto nel Mezzogiorno, dal momento che tra le prime dieci città dove la Tari è più alta, otto sono ubicate in quest’area del Paese.

Lo scorso anno la Puglia è tra le regioni più care nel 2022: secondo la Uil sono addirittura due i capoluoghi di provincia pugliesi (Brindisi seconda e Taranto nona) tra le dieci città con le tariffe più alte d'Italia della tassa sui rifiuti. E, tranne Bari (dove è calata di circa del 3%) in tutte le città capoluogo la Tari è aumentata rispetto al 2021, addirittura quasi del 30% nel Tarantino (tutti i costi sono consultabili inquandrando il QR-CODE).

«Viviamo un momento storico complicatissimo - dichiara Emanuele Ronzoni, segretario nazionale organizzativo e commissario straordinario Uil Puglia - con un'inflazione altissima, i costi energetici in costante aumento e i salari e le pensioni bloccate da anni. La stangata sulla Tari è l'ennesima mazzata per tante famiglie pugliesi già in ginocchio. Costi altissimi peraltro ingiustificati se rapportati alle grandi carenze nel servizio di raccolta e trattamento dei rifiuti a cui assistiamo in tanti centri della nostra regione».

La tassa sui rifiuti, ricordiamo, è il tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi.
La Tari è stata introdotta, a decorrere dal 2014, dalla legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità per il 2014) quale tributo facente parte, insieme all’imposta municipale propria (Imu) e al tributo per i servizi indivisibili (Tasi), dell’imposta unica comunale (Iuc).

Dal 2014, pertanto, la TARI ha sostituito il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (Tares), che è stato vigente per il solo anno 2013 e che, a sua volta, aveva preso il posto di tutti i precedenti prelievi relativi alla gestione dei rifiuti, sia di natura patrimoniale sia di natura tributaria (Tarsu, Tia1, Tia2).
Spulciando i dati inseriti nello studio del Servizio lavoro coesione e territorio Uil che ha elaborato i costi in 107 città capoluogo di provincia, negli ultimi cinque anni la Tari è aumentata mediamente a Potenza del 69,3% (la città lucana è quella che ha registrato l’aumento percentuale più alto da 154 euro nel 2018 ad oltre 261euro nel 2022), di quasi il 35% a Taranto (da 341 euro del 2018 a 459 euro dello scorso anno), oltre il 33% a Brindisi (da 387 euro che si pagavano nel 2018 ai 519 euro del 2022) mentre è calata di 0,7% a Lecce (da 345 euro nel 2018 a 342 euro nel 2022).
Per quanto riguarda le città metropolitane, sempre considerando il periodo 2018-2022, la Tari è aumentata a Catania del 39,1%, a Genova del 37,8%, a Palermo del 19,6%, a Messina del 10,9% e anche a Bari del 5,7%. È diminuita, invece, del 18,7% a Firenze, del 12,9% a Cagliari, del 5,6% a Venezia e dell’1,7% a Reggio Calabria.
Il campione si riferisce ad una famiglia composta da quattro componenti con una casa di 80 metri quadrati e reddito Isee di 25 mila euro.

«Come in altri settori strategici - continua Ronzoni della Uil Puglia - manca visione e programmazione. L'ultimo piano dei rifiuti non risolve affatto i problemi dello smaltimento e del trattamento dei rifiuti in Puglia, gli impianti latitano e le iniziative per incrementare la raccolta differenziata sono ancora inefficaci. E intanto il conto, salatissimo, è pagato dalle famiglie pugliesi. Anche su questo tema sarebbe importante un confronto serio con le parti sociali, invece come per altre questioni fondamentali per il territorio ci ritroviamo dinanzi al fatto compiuto: un salasso insostenibile per lavoratori e pensionati pugliesi».

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