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Jon e il suo violino: nasce grazie a Confindustria Puglia il museo della musica concentrazionista

 
Redazione Primo Piano

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Jon e il suo violino: nasce grazie a Confindustria Puglia il museo della musica concentrazionista

Il «violino di Auschwitz», che il musicista ebreo Jon Hillebrand suonò nel campo di concentramento nazista, sarà il primo reperto ad essere custodito

Sabato 28 Gennaio 2023, 12:59

Confindustria Bari e BAT e Ance Bari e BAT parteciperanno all’organizzazione di un concorso di idee per progettare un Museo della Musica dei campi di concentramento, che verrà realizzato a Barletta con la collaborazione dell’amministrazione comunale per iniziativa di Francesco Lotoro, compositore che dal 1989 raccoglie strumenti musicali, musiche e spartiti scritti dai deportati ebrei della Shoah e dai prigionieri politici e militari di tutto il mondo. Il «violino di Auschwitz», che il musicista ebreo Jon Hillebrand suonò nel campo di concentramento nazista, sarà il primo reperto ad essere custodito in questo Museo della memoria. Lo stesso violino è stato mostrato nei giorni scorsi al presidente di Confindustria Bari e BAT Sergio Fontana e al presidente di Ance Bari e Bat Nicola Bonerba.

Tutto nacque da una email che giunse da Bay City (Michigan). Qualcuno scriveva per conto di Hanna Grazyna Hillenbrand, vedova del violinista polacco Jon Stanisław Hillenbrand che suonava nell’orchestra di Auschwitz I. La vedova Hillenbrand aveva visto sulla CBS il reportage «The Lost Music» nel quale si parlava delle ricerche di Lotoro. La vedova Hillenbrand contattò dunque il maestro barlettano per donargli il violino di suo marito Jon.

«Arrivammo a casa Hillenbrand - racconta Lotoro - oltre a Hanna, ci aspettava una troupe della CBS. Trasferito 17enne ad Auschwitz I Stammlager, Jon Hillenbrand era un musicista talentuoso e perciò fu cooptato nella Lagerkapelle, l’orchestra che suonava all’ingresso del famigerato ingresso di Auschwitz I e che, grazie alla bacchetta del direttore d’orchestra polacco Adam Kopycinski, toccò eccezionali livelli qualitativi. A Jon fu permesso di portarsi il proprio violino, che nel lager rivestì con una stoffa gialla ricavata dall’uniforme indossata dalla Lagerkapelle durante giorni festivi o particolari occasioni; essendo giovane, Jon non suonava in prima fila dove si esibivano i più anziani. Jon sopravvisse ad Auschwitz e a Sachsenhausen, dove fu in seguito trasferito; tornò a Cracovia ma il regime comunista che si insediò in Polonia gli rese la vita difficile, perciò emigrò negli Usa. Si insediò a New York e successivamente a Bay City. Portò con sé questo meraviglioso violino».

Lotoro, una volta giunto a casa della vedova Hillenbrand, aprì la custodia ed estrasse il violino «con molta cautela. Le corde erano spezzate - dice - il ponticello ballava, c’erano striature sul legno e il mio primo pensiero fu di riportarlo in vita tramite restauro non conservativo ma performativo. Così come la musica scritta nei Campi deve tornare a vivere, anche uno strumento musicale macerato nella medesima prigionia e deportazione deve fare altrettanto. L’unico modo per far tornare in vita uno strumento musicale non è esporlo in un museo ma suonarlo. Promisi alla signora Hillenbrand che non appena possibile avrei portato lo strumento a un bravo liutaio per restaurarlo». La pandemia ha ovviamente rallentato l’operazione, fino alla del 2021 quando il violino è stato affidato a un eccellente liutaio pugliese, Bruno Di Pilato. «Sotto la luce furono scoperti due numeri di immatricolazione dei deportati – incisi sul legno del violino – che non corrispondono a quello di Hillenbrand. Ciò suggerì che il violino fosse probabilmente appartenuto ad altri e che Hillenbrand non fosse il primo proprietario del violino ma che ne fosse venuto in possesso nellLager stesso, come accadde per altri strumenti musicali stazionati nei lager». Oggi il violino, restaurato e pienamente funzionante, è di proprietà dell’Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria ed è vincolato dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali. (red. p.p.)

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