Onorevole Brambilla, il primo luglio è entrata in vigore la legge che porta il suo nome: può spiegarci che cosa prevede in concreto e quali lacune ha colmato nel sistema di tutela degli animali?
«Si tratta di una riforma storica che l'Italia attendeva da venticinque anni. Con un radicale cambio di prospettiva, la legge Brambilla tutela direttamente gli animali esseri senzienti, che diventano il soggetti giuridici portatori di diritti, e prevede un generale inasprimento delle pene che metterà fine al lungo regno dell’impunità. Per l’uccisione, in particolare, la reclusione potrà arrivare a 4 anni nei casi più gravi, con una maximulta fino a 60 mila euro. Com’è accaduto nei giorni scorsi per il povero cane Bruno. Per il maltrattamento la riforma prevede fino a 2 anni sempre accompagnati dalla multa fino a 30 mila euro. Per tutti i reati contro gli animali ci sono aggravanti generiche che aumentano di un terzo le pene: se i fatti sono commessi alla presenza di minori, se i fatti sono commessi nei confronti di più animali, se sono diffusi attraverso strumenti informatici e telematici. La legge Brambilla prevede un inasprimento di tutte le pene e introduce diversi divieti, tra i quali quello di tenere il cane alla catena, assistito da sanzioni fino a 5000 euro»...
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