BARI - Abiti firmati, accessori costosi e gioielli per qualcuno sono un lusso da ostentare o uno status symbol. Per qualcun altro, sono uno strumento di lavoro perché legati all’immagine. Seguendo questo principio, i giudici tributari hanno dato ragione alla barese Anna Dello Russo, fashion editor di fama mondiale, guru della moda e icona di stile. Influencer ancora prima ancora che si chiamassero influencer. La Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, ribaltando (in parte) il giudizio emesso in primo grado, ha stabilito che i costi sostenuti per l’acquisto di abiti costosi sono (parzialmente) deducibili se strumentali rispetto a un’attività lavorativa, per definizione, tutt’uno con ciò che si indossa e si promuove. Accolto il ricorso promosso dal collegio difensivo della influencer barese, composto dall’avvocato Luigi Quercia e dal commercialista Stefano Montanari...
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